Pagina 2 - Il Tassello

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Perturbazioni
L
a più famosa perturbazione che coinvolseGesù e i suoi discepoli,perturbazione
meteorologica intendo, rischiò di mandare anzitempo i dodici nelle mani
eterne del Padre. (Mc 4,35-41) Strano caso, a dire il vero, perché Pietro e
i figli di Zebedeo erano certamente esperti di quel lago, e sapevano che sarebbe
bastato un non nulla per far scatenare una tremenda tempesta anche in una bella
serata di calma piatta. Eppure si fecero sorprendere come dei principianti.
E mentre le prime onde si facevano minacciose e la barca cominciava ad imbarcare
acqua, certamente qualche perplessità sulle qualità nautiche di Gesù si insinuò
nella mente dei Dodici: in fondo era stato proprio il Maestro a ordinare l’imbarco
verso sera. Arcano svelato: la colpa della disavventura non fu di Pietro e dei suoi
amici, ma dell’inesperienza di Gesù che li costrinse a prendere il largo. Chi, tra
i Dodici, avrebbe potuto opporsi alla decisione del capo? Nessuno. E si prese la
barca. Comunque, colpa dell’uno o dell’altro, a quel punto poco importava; c’era da
vedersela faccia a faccia con una brutta fine quasi certa. E il Maestro? Dorme. Ma
come, dorme? Noi stiamo lottando con la paura nel cuore per non finire in pasto ai
pesci, e lui… dorme. Su, svegliatelo, qui non si può più scherzare! Lo svegliarono,
forse in malo modo: “Maestro, non t’importa che noi moriamo?”
Chissà quante altre domande in quell’unico gridata aGesù,domande sul folle ordine
d’imbarco di un’ora prima,ma forse anche sulla sua responsabilità nell’aver trascinato
tutti in quel gorgo di vento e acqua impazzite, domande sulla follia dell’averlo seguito
non solo in mezzo al mare ma anche in mezzo alla vita. Ma perché mai ti abbiamo
seguito? Noi stiamo qui a combattere e tu beatamente nell’abbraccio di Morfeo.
Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, e tu cosa ci dai in cambio? Onde
più alte di un uomo e della sua capacità di sopravvivenza. La domanda angosciata
appartiene ai Dodici e a chi, dopo aver seguito Gesù e aver messo in pratica ogni
suo ordine, anche il più incomprensibile, alla fine si sente con un pugno di mosche
in mano. Ci hai ingannato. Eravamo gente di buon futuro: avevamo una carriera da
piccoli imprenditori ittici, qualcuno ne capiva di denari, altri di commercio, altri…
Ci hai proprio raggirato, e ora siamo qui a morire come dei pescatori in erba. Danno
e doppia beffa.
In quest’amaro grido c’è anche quello del profeta Geremia: “Mi hai sedotto,Signore,
e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto forza e hai prevalso. Sono diventato oggetto
di scherno ogni giorno ognuno si fa beffe di me”. (Ger 20,7) Rieccheggia anche la
delusione di Abramo che, ormai vecchio, non vede realizzata la promessa di Dio:
Perturbazioni