Pagina 5 - Il Tassello

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Il momento del Passaggio
Faccio un breve racconto perché potrei farne un libro,
dove emerge un filo conduttore: il progetto di Dio che
mi ha amato. Mi rivedo bambino nella mia cascina
delle Monache (detta così perché proprietà degli Istituti
Educativi di Bergamo). Vita semplice, gioiosa, anche se
faticosa. Quante monellerie e quanta fede. Ricordo che
il primo panettone che ho gustato è stato sfornato da
mia mamma dal fornello del camino. Ricordo le dodici
bombe che sono cadute la notte di Pasqua del 1944 sulla
cascina, ma tutti salvi i 145 abitanti.Volete sapere perché?
Sono cadute a 50 metri a sud nei campi di grano. Le
aveva deviate la Madonna delle Lacrime di Treviglio che
stava dipinta sul portone d’ingresso e le tre novene che
facevamo a sant’Antonio, sant’Agnese, e la Madonna.
Andavo a scuola e all’oratorio a piedi percorrendo 2
Km. Andavo a rubare l’uva e le rape, perché in tempo
di guerra c’era la fame; ma erano peccati che confessavo
e sistematicamente ripetevo. Ricordo l’incidente
che ha portato via la gamba a mia sorella Erminia. Era l’Immacolata del 1943, un camion l’aveva
investita sulla strada ghiacciata. Pensate al colpo per mia madre che era incinta di Stefania.
Ma la vita era bella in cascina: si giocava, si litigava, si faceva la pace perché ci si voleva bene.
Sono vissuto sotto il dominio del fascismo e vi dico che i dittatori ti lavano il cervello: ero orgoglioso
di sfilare come balilla al sabato fascista, come capo moschettiere con il moschetto di legno.Ma in quel
clima ho maturato l’idea di farmi prete.Chi mi ha spinto? Non lo so. È stata una cosa spontanea, ma
avevo davanti a me l’esempio della mia famiglia e dei miei preti.
In seminario sono entrato l’1
ottobre 1943 a Seveso.C’era la
guerra: fame, freddo.Tanto studio
e tanta preghiera. Il seminario
mi ha educato con austerità a
prendere coscienza di quello che
stavo per scegliere e l’ho scelto con
consapevolezza e non me ne sono
mai pentito, anzi lo farei ancora.
Ogni 15 giorni mio padre mi
portava il pane cotto da mia madre
nel fornello del camino.Nel 1945
sono passato a Venegono: ginnasio
e liceo e teologia. Studio, preghiera e gioco.C’era la retta da pagare,mio padre aveva otto figli da tirare
grandi,ma non ha mai cercato la carità a nessuno.Ma anch’io l’ho aiutato: per quattro anni ho fatto il
prefetto (assistente) al collegio Pio XI e nel seminario di Seveso,mentre studiavo, così ero dispensato
di pagare la retta. Stupendi gli educatori, li ricordo tutti per nome.Venne la domenica 27 giugno
1954: ordinazione sacerdotale nel nostro Duomo di Milano per l‘imposizione delle mani del beato
card. Schuster. Eravamo 70 diocesani e 15 religiosi. Siamo viventi ancora in 22.