Pagina 6 - Il Tassello

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Il riposo e la ripresa
I
l 16 giugno è stata una giornata speciale perché un gruppo di parrocchiani, uniti
a Don Sergio, ha partecipato al pellegrinaggio, avente come meta alcuni luoghi
in cui è vissuto S. Paolo VI, luoghi a lui particolarmente cari anche per la sua
vocazione sacerdotale.
Non possiamo qui raccontare per filo e per segno ciò che abbiamo imparato o
provato, per il fatto che in meno di dodici ore sono state vissute esperienze artistiche,
storiche, religiose e spirituali di grande importanza; perciò la nostra attenzione si
focalizzerà su ciò che ha lasciato un segno dentro di noi.
Innanzitutto il Santuario Basilica di S. Maria delle Grazie a Brescia, in cui S.
Paolo VI ha celebrato la sua prima S. Messa da presbitero il 30 maggio 1920. La
basilica si trova proprio accanto all’allora abituale domicilio della famiglia Montini;
per il Papa rappresentava un punto di riferimento per la preghiera e la devozione
mariana. All’esterno il santuario appare semplice e di piccole dimensioni. All’interno
gli affreschi, gli stucchi e le dorature, spettacolare esempio di arte barocca, ci hanno
lasciate senza fiato e ci hanno aiutate a entrare in sintonia con la sacralità del luogo
e il mistero del Divino. Ma le sorprese non erano finite. Adiacente alla basilica
sorge il Santuario vero e proprio di S. Maria delle Grazie, risalente al XIII secolo,
che ha subito un radicale intervento di restauro e ricostruzione alla fine dell’800,
assumendo una preziosissima decorazione neogotica con marmi e affreschi pregevoli.
In una cappella è custodita l’immagine di una “Natività” del ‘400, denominata
“Sacra Immagine”, oggetto di particolare venerazione per alcuni miracoli a essa
attribuiti. Di fronte a questa immagine così bella e comunicativa, siamo rimaste in
silenzio, cercando di percepire la presenza di una Madre amorosa e indulgente, a cui
confidare dolori, gioie, pensieri e ringraziamenti. Nella Sacra Immagine dal volto
della Madonna traspare una maternità quieta, in adorazione del Figlio appena nato,
adagiato su un lembo del suo mantello. L’immagine appare come un’istantanea di quel
fatto (la nascita di Gesù) che ha cambiato il mondo.
Il rettore del santuario, che ci ha guidati nella visita, ci ha delineato i carismi di San
Paolo VI mostrandoci la nicchia in cui è custodita una reliquia relativa all’attentato
subito dal Papa a Manila, nelle Filippine. Qui abbiamo recitato una preghiera,
sintesi della vita del Santo: “San Paolo VI, insegnaci l’arte di amare Gesù Cristo e
l’arte di amare con verità l’uomo; insegnaci un amore grande per la Chiesa, che si
trasformi in passione per l’annuncio del Vangelo; insegnaci le vie per un dialogo
sincero e fruttuoso, che apre i cuori alla civiltà dell’amore”. Prima della celebrazione
della Santa Messa, ci siamo soffermati davanti a una scultura, situata vicino all’altare,
rappresentante il volto di S. Paolo VI ricavato da un blocco di marmo di Carrara,
lavorato in modo così particolare da formare un sottile strato marmoreo attraversabile
dalla luce, accanto al volto una mano indicante una precisa direzione… la Luce
per eccellenza. L’artista Siku, autore della scultura, si è ispirato alla frase “Vorrei
essere nella luce” che il Papa scrisse nel suo testamento come gratitudine per la vita
e per l’Amore ricevuto e donato (Paolo VI muore il 6 agosto 1978, giorno della
Trasfigurazione di Gesù).
Un pellegrinaggio particolare
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