|  Anno 2001
 Numero 6 - Aprile 2001
 
        
      | Etty Hillesum (4) 
 11 luglio 1942 - Un sabato mattina "Mi meraviglio di quanto io, mi stia
      orientando verso la prospettiva di un campo di lavoro. Ieri sera camminavo lungo il canale e ho dovuto soffrire
      molto dentro di me, ma da l? anche nei momenti di profonda tristezza, mi sento pi?forte. Avr?molta nostalgia
      ma, in questo mondo sconvolto, le comunicazioni passano ormai per l'anima. Ogni giorno vivo nell'eventualit?che
      la sorte toccata a molti, tocchi anche a me. Mi dicono di mettermi in salvo, ma quello che ho da dare, lo passo
      anche in un campo di concentramento. Se Dio decide che io abbia tanto da fare, bene!, lo far?attraverso le
      esperienze per le quali passano gli altri?". 
       Etty 
 Cara Etty, decidere di partire con il tuo popolo su un
      convoglio per il campo di Westerbork. Partire, anche se il tuo fisico era un po' a pezzi, anche se avevi la
      possibilit?di evitare la partenza. La tua ricchezza interiore ti faceva credere che anche nell'orrore di un
      campo, potevi non far perdere la speranza all'uomo e all'uomo in Dio. Il tuo motto era condivisione! Non potevi
      stare a vedere. Volevi che l'uomo si sentisse uomo, sotto un pezzo di cielo. Volevi riversare amore dove ce n'era
      bisogno. Far trovare Dio, dove sembrava che Dio, si fosse dimenticato. Si pu?essere testimoni di un grande
      marciume, testimoni per il futuro, senza impedire a Dio di abbandonarci. Certo i momenti di scarsa fiducia
      esistono! Ma ?verissimo che accettare non ?rassegnarsi. Allora ?vero che occorre esserci a provare sdegno, a
      meditare sugli eventi, non solo provare amarezza e rancore! "Bisogna" in ogni circostanza, non solo
      quando le ingiustizie ci toccano personalmente. Bisogna provare indignazione quando le ingiustizie scuotono l'umant?
      e lavorare molto per questo. Grazie Etty. Con affetto. 
       Una di noi 
 Gradita sorpresa nel vedere che ...
       mons. Gianfranco Ravasi ha pubblicato sul giornale Avvenire, nella rubrica "Mattutino", alcune
       riflessioni su Etty Hillesum che stiamo conoscendo in
       questo anno. Come Maria ha vissuto la fatica del sabato santo, cos?questa donna ricorda la fatica di molte
       persone che rimangono in attesa di una resurrezione. "In fondo, quelle a Dio sono le uniche
      lettere d'amore che si devono scrivere". "Di lei si sa ben poco. Alcuni cenni biografici, un pugno di date che si snodano tra il 1914 e il 1943, da
      un tempo di feroce carneficina a un tempo di disastri. Di lei non si pu?fare nessun ritratto preciso, e
      soprattutto esauriente". Lei ?Etty Hillesum, una donna straordinaria eliminata dal nazismo ad Auschwitz a
      soli 29 anni. Di lei sono giunti a noi un "Diario" e le "Lettere" (ed. Adelphi), testi
      emozionanti per intensit?d'intelligenza e di spiritualit? A parlarne in un libro molto bello, "Etty
      Hillesum, una coscienza ispirata" (ed. Lavoro), ?una scrittrice francese di grande qualit? Sylvie Germain.
 ?da questo volume che abbiamo estratto un piccolo frammento delle parole di Etty: si tratta di un invito a
      scrivere lettere d'amore a Dio. Non per nulla la tradizione mistica ha attinto spesso al linguaggio dell'eros,
      della passione e della tenerezza. Se siamo sinceri, dobbiamo invece confessare che il nostro rapporto con Dio ?
      pallido e incolore: basta guardare certi volti durante le celebrazioni domenicali, inespressivi, distratti,
      persino annoiati. Certo, non ?facile imparare a scrivere lettere d'amore a Dio, abbandonandosi a lui, alle sue
      braccia, al suo silenzio e alle sue parole. Ma quando questo accade, fiorisce la pace dell'anima. Proprio come
      confessava la Hillesum nel suo "Diario": "Ho dovuto percorrere un cammino faticoso per ritrovare
      quel gesto intimo verso Dio, la sera alla finestra, per poter dire: Ti ringrazio, Signore. Nel mio mondo interiore
      regnano ora tranquillit?e pace".
 
       Gianfranco Ravasi |