|  Anno 2001
 Numero 1 - Settembre 2000
 
         | LE LACRIME DI COMMOZIONE Ci si commuove al suono dell?inno nazionale,
      stando sul podio o rimanendo davanti alla televisione. Anche il pi?"rude" tra gli atleti, cade in
      questo sentimento bagnato spesso dalle lacrime.La commozione non ?un sentimento da bambocci o una cosa di cui vergognarsi. Solo una persona grande (lo pu?
      essere anche un ragazzo o un adolescente!) vive questo particolare impulso. Ci si commuove davanti a qualche cosa
      di enorme o davanti ad un fatto inaspettato. La commozione ti fa sentire piccolo di fronte all?immensit? Ne
      sanno qualcosa le persone che si vogliono bene, quell?alpinista che si muove su alte vette, quell?atleta che
      aspetta da quattro anni le olimpiadi, un padre o una madre alla loro prima esperienza. E? sentire il divario tra
      una cosa enorme e la propria piccolezza. E allora in quei momenti si ?pi?uomini e pi?donne. Come se valesse
      il gioco di parole: "Solo quando si ?piccoli? si ?grandi". Anche il famoso maestro di Palestina
      diceva cose analoghe, ai suoi tempi.
 Sono attimi che si vivono da soli oppure di
      fronte ad una grande platea. In entrambi i casi ?come se ci fosse il bisogno di comunicare con gli altri. Anche
      chi si commuove da solo vuole poi raccontarlo a qualcuno, quasi risentendo la stessa emozione.E qui il corpo ?variegato nelle sue manifestazioni: le lacrimi, la famosa "pelle d?oca", la tensione
      del viso, l?agitazione delle viscere. L?animo e il corpo partecipano sempre uniti a tutti i nostri sentimenti,
      in particolare a questo. Ci si sente nello stesso tempo forti e deboli, grandi e piccoli.
 Personalmente ricordo i due momenti di addio
      nelle precedenti parrocchie, dove la ricchezza di quello che avevo seminato veniva alla luce. Ricordo forti
      momenti vissuti durante una settimana di cammino solitario lungo l?Alta via dei Monti Liguri; ricordo la
      commozione davanti a sposini con 50 o pi?anni di matrimonio: quel loro parlarsi e volersi bene diceva la
      grandezza della parola "amore"; ricordo il momento in cui ero sdraiato a terra durante il rito di
      ordinazione, mentre la gente invoca su di me la protezione dei santi. Ognuno potrebbe raccontare le proprie
      esperienze. Inoltre, quando si ?nella preghiera e si entra
      nel cuore della Trinit? pu?succedere di avvertire l?enorme divario tra noi e il divino e anche questo pu?
      portare ad una gioiosa dose di commozione. La sfera spirituale infatti ?una palestra attrezzata dove comprendere
      ci?che ?eterno e ci?che ?umano, ci?che ?infinito e ci?che ?piccolo. Se poi ci imbarchiamo nella
      riflessione davanti alla figura di Ges? Dio e uomo nello stesso tempo, non finiremmo pi? Non dimentichiamo la
      gioia che accompagna questi minuti destinati spesso a durare nel tempo. La si vede dipinta nei volti e nel modo di
      affrontare la vita.Sono provvidenziali pertanto tutti gli attimi in cui ci si commuove perch? in fondo, si capisce che siamo?
      uomini. Non sono le cose che facciamo, il giudizio che gli altri hanno di noi, la ricchezza umana che conseguiamo,
      ad esprimere la nostra grandezza. Sembra invece che l?incontro con qualcosa di immenso ci fa essere quello che
      siamo, mentre il nostro corpo piange e il nostro animo si commuove. Potessimo salire spesso sul podio con una
      medaglia addosso!
 Don Norberto |