PARROCCHIA
S. MARIA REGINA
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Anno 2008/2009
Numero 7 - maggio 2009

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Ci facciamo una festa?

Non si può decidere di inventarsi una festa; occorre un motivo per festeggiare. La festa non si crea a tavolino ma si riceve come un dono perché è memoria di un fatto passato che continua a dare gioia alla vita presente. Ha senso la festa di compleanno: celebra l’ingresso nella vita. Ha senso la festa dell’anniversario delle nozze: ricorda il giorno più bello dell’esistenza; e ha senso qualsiasi festa che abbia un evento di gioia da ricordare.

Non tutte le feste, però, hanno lo stesso diritto di cittadinanza, specialmente quelle di “importazione” dove la logica di fondo si rintraccia, almeno a me pare, più nel consumo dell’allegria – onestamente un po’ artefatta – che nel ricordo di un avvenimento che merita di essere celebrato.

Nel cuore di ogni persona c’è desiderio di festa e di gioia, ma è richiesta una “autorizzazione” per esprimerlo, un consenso che preceda e abiliti a passare in letizia parte del proprio tempo, distanziandosi dalla routine quotidiana. Il motivo della festa non abita dunque nel nostro stato d’animo, per cui festeggiamo solo se ci sentiamo bene sennò lasciamo cadere tutto. Il motivo della festa è la vita che viene celebrata in tutta la sua potenza, e per noi cristiani è il Risorto, l’evento nuovo per eccellenza.

Noi facciamo festa nel giorno del Signore, memori della sua vittoria sulla morte e del dono della sua gioia ad ogni uomo. Per un credente non ha senso la domenica se è solo il giorno in cui  concedersi un riposo infrasettimanale o per regalarsi momenti di svago per lo shopping; noi cristiani sappiamo che la festa del giorno del Signore ci chiama ad incontrarlo e ad incontrarci: è il giorno della fede e della comunità nel quale tornare all’autore della vita e alle relazioni di unità e amicizia che costituiscono la comunità.

La festa è per noi il momento della celebrazione della Eucaristia e della celebrazione della vita nella comunità. Abilitati dalla presenza del Risorto ci possiamo concedere dunque riposo e vacanza, possiamo rinsaldare quelle relazioni familiari che i ritmi frenetici della vita quotidiana spesso allentano e mettono in pericolo, ma senza il buon motivo della celebrazione del Risorto anche la domenica è svilita nella trasformazione da giorno del Signore in giorno del divertimento, del riposo o del dolce far niente.

Credo che una sana riflessione su queste logiche ci permetterebbero di interrogarci sulle modalità in cui la nostra comunità esprima la gioia della festa. Certamente molti di noi celebrano il sacramento della Eucaristia che tuttavia rimane spesso senza una espansione nella gioia della condivisione della vita comune dei cristiani, lasciata ai soli legami familiari o amicali spontanei. Domandiamoci come siamo capaci di estendere la gioia della vittoria della Vita sulla morte al di fuori del contesto eucaristico; è questo il punto debole della nostra festa, che si limita al momento celebrativo liturgico. Sarebbe interessante ascoltare le risposte e aiutarci tutti insieme a trovare i modi concreti per radunare la comunità trovando momenti e forme nuove per esperienze di vita comunitaria, come la prima chiesa apostolica.

don Attilio 

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