PARROCCHIA
S. MARIA REGINA
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Anno 2009/2010
Numero 1  settembre 2009

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Povero ricco

Uno dei vantaggi di essere un personaggio dei fumetti risiede nel fatto di poter spaziare con la fantasia in modo illimitato: ad esempio oggi immagino di aver invitato a cena nientepopodimenochè il papero più ricco al mondo, il mio vecchio amico Paperon de’Paperoni (con buona pace di mr.Rockerduck).

Stavo per scrivere più famoso, ma mi sono fermato pensando che in realtà il più famoso è un altro caro amico, ovvero suo nipote Paperino, con cui ho condiviso buona parte delle mie avventure degli esordi. Effettivamente Paperone non riesce a superare il nipote nella hit parade della simpatia per un motivo molto semplice: è un avaro.

Non che per questo sia propriamente antipatico, anzi, l’ho sempre trovato persona, pardon, papero, dalle molte doti, e poi non è così gretto e terribile come il personaggio che lo ha ispirato, l’Ebenezer Scrooge di Dickens, ma devo dire che la sua scarsa capacità di condividere con gli altri ed il suo opportunismo lo relegano sul piano di quelle persone che ti capita di frequentare per necessità, ma della cui lontananza non ti lamenti di certo. Oltretutto questa sua avarizia lo fa vivere proprio male: capisco che non sussista la necessità di rinnovare il guardaroba due o più volte l’anno, ma neppure è normale indossare lo stesso abito tutti i santi giorni sino alla completa consunzione! Anche riguardo al cibo, credo proprio che l’unico momento in cui mangi in modo decente è quanto lo invita qualcuno.

Insomma, posso dire di non aver mai visto il buon vecchio Paperone realmente felice, neppure quando è nella sua piscina di talleri e dobloni.

Ho anche notato che questo è destino comune agli avari, ovvero di non essere felici, ma anzi, di struggersi nell’intimo, sempre alla ricerca di qualcos’altro da poter accumulare e nascondere sotto il materasso, dimenticando che gioia, spensieratezza, buonumore e felicità fioriscono solo in mezzo e per mezzo degli altri e che muoiono se non condivise…tutto sommato questo è il vero peccato dell’avarizia, cioè lo sterile accumulo di cose, fine a se stesso.

Trovo una citazione riguardo gli avari:“…che tutto l’oro ch’è sotto la luna e che già fu, di quest’anime stanche non poterebbe farne posare una…”. Chissà chi l’ha detto…?

 

Ops! Il campanello! Deve essere Paperone, puntualissimo per la cena!! Spero gradirà il piatto che ho preparato; per non farlo sentire troppo lontano dalle sue adorate monete, ho cucinato delle lenticchie (che alle monete assomigliano) alla carrettiera. E’ un piatto estivo, che consente la separazione del classico binomio lenticchie-cotechino, decisamente troppo invernale. Questo sugo poi si presta ottimamente a condire anche altri legumi (come ceci, cicerchie, e via discorrendo), oltre che un buon piatto di pasta.

Yuk! Yuk!! E buon appetito da Pippo (Silvio)

Lenticchie alla carrettiera (x4)

350-400 gr di lenticchie secche.
Pomodori maturi (meglio ciliegini), 200-250 gr.
Un mazzetto di foglie di basilico.
Uno spicchio d’aglio (utile anche per tenere lontana la strega Amelia).
Un peperoncino piccante (facoltativo ma consigliato)
Un cucchiaino di sale grosso.
Olio extravergine d’oliva

Sciacquare le lenticchie e lessarle, in modo che restino compatte (in pressione circa 15’+ il tempo di decompressione). Scolarle e tenerle da parte.
Frullare assieme pomodori, basilico, aglio, peperoncino e sale, in modo da amalgamarli senza frantumarli troppo. Se necessario eliminare l’eccesso di liquido di vegetazione dei pomodori con un colino a maglie strette.
Condire le lenticchie col sugo, aggiustando di sale ed irrorando con una generosa dose di olio extravergine.
Da un punto di vista nutrizionale si presenta come un piatto unico; per chi non si accontenta è proponibile l’accostamento con del formaggio non troppo stagionato.

Siamo in estate, quindi l’accompagnamento è con un vino da bere fresco (ad esempio un buon rosato del salento)

 

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