PARROCCHIA
S. MARIA REGINA
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Anno 2003
Numero 1 - Settembre 2002

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MICHELA E NICOLO'
 ovvero il sospetto

Niccol?rincas?dall'ufficio piuttosto tardi quella sera. Non era una novit? il lavoro era piuttosto impegnativo e poi, come se non bastasse, l'azienda si trovava all'altro capo della citt? cos?che per tornare a casa ci voleva anche un'ora e mezza, se c'era traffico.
La novit?era il profumo di Niccol? Raffinato, dolciastro, ma di qualit? senza dubbio. E, soprattutto, non si trattava di un profumo maschile. Michela se ne accorse subito ed era come se in casa fosse entrato un intruso. Anzi: un'intrusa.
Michela non smise di scrutare il marito per tutta la serata: lo osserv?cenare, silenzioso e stanco; con la coda dell'occhio lo guard?mentre, sprofondato nel divano, faceva zapping con la televisione; lo segu?con lo sguardo mentre si preparava per andare a letto.
Era come se cercasse di carpirne i pensieri; come se si aspettasse un gesto insolito, a svelarle un segreto. Ma non le riusc?di cavare nulla. Michela non disse una sola parola. E neppure Niccol?

Quella notte, per? a Michela non riusc?di chiudere occhio: c'era un'altra donna? E si domandava: "Da che parte si comincia per saperlo?". E ancora: "Domani mattina, a bruciapelo, glielo chiedo!". Ma poi: "S? ma come?". Rimuginando a lungo, con lo sguardo ora al soffitto, ora al marito che sembrava dormire profondamente, si sentiva invadere dall'angoscia, poi dalla rabbia, poi dal dolore.
Una domanda per?si fece via via pi?chiara: "Perch?". E come se si fosse svegliata improvvisamente da un sonno durato troppo a lungo, Michela riconobbe di non conoscere realmente Niccol? i suoi sogni, le sue inquietudini, i suoi progetti.
Lei saggista e scrittrice affermata; lei che frequentava "quelli che contano"; lei che amava sostenere conversazioni "importanti", sul postmoderno, sul pensiero debole, su Marshall McLuhan e su Bernard-Henri L?y; lei che, "chiss?perch?quot;, si era innamorata di quel simpatico maniscalco toscano, che lavorava al maneggio accanto alla tenuta dei suoi genitori, vicino a Siena; lei che lo aveva sposato, ma che faceva notare di continuo la differenza di rango sociale e culturale; lei che lo aveva costretto a trovarsi quel lavoro da impiegato a Milano, che a lui non piaceva per niente (e che distava un'ora e mezza di automobile da casa), soprattutto perch?non voleva che si dicesse che suo marito faceva lo strigliacavalli di professione. Lei, lei, lei... solo lei, e sempre lei, al centro di tutto. Fu vinta dal sonno nelle prime ore del mattino.

E quando si svegli? Niccol? che si era alzato gi?da un pezzo, si trovava ai piedi del letto, in giacca e cravatta, pronto per uscire.
Michela lo fiss? con angoscia, risentimento, ma anche con rispetto, rimorso e perfino con un senso di riconoscenza, per quanto gli aveva fatto subire e per come lui, dal canto suo, l'aveva sopportata. "Michela..." disse Niccol?con la sua "c" aspirata, "non si pu?far nulla per quel profumo! Lo sento dappertutto...! Lo senti anche tu? Ci mancava anche la consulente... accidenti a lei! Ma che ci fa con 'sto profumo?!". Poi gli scapp?una colossale parolaccia all'indirizzo della consulente. Michela pens? divertita e sollevata, che mai prima di allora le era capitato di apprezzare cos?tanto una parolaccia.

 don Stefano

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