PARROCCHIA
S. MARIA REGINA
Via Favana - Busto Arsizio
Telefono 0331-631690

 


Anno 2003
Numero 4 - Gennaio 2003

INSERISCI LA TUA EMAIL
NELLA CASELLA SOTTOSTANTE E
RICEVERAI IL TASSELLO
DIRETTAMENTE NELLA TUA MAILBOX

LE DUE MARIE

Ho appreso anch'io, quasi all'ultimo momento, della morte della mamma di Don Giovanni, verso la fine di novembre. Gli telefonai quella domenica sera per stringermi al suo dolore, in nome di una vera amicizia e nel ricordo caro ed indimenticabile della signora Maria, o meglio delle due Marie.

Gi? perch?durante il loro soggiorno nella nostra parrocchia diventarono miei pazienti; parroco, mamma e zia, appunto le due Marie e la frequentazione della casa parrocchiale rientr?per un lungo periodo nel giro quotidiano delle visite. Problemi di ipertensione la zia, dapprima ben controllata, poi col passare degli anni, sulla soglia degli ottanta, si complicarono con un ictus, avvenuto nel periodo della settimana santa, mi sfugge l'anno, ma so che da allora per lei e per chi dovette assisterla giorno e notte, la settimana santa divent?un periodo di anni. Gli esiti dell'infarto cerebrale lasciarono "zia Maria" paralizzata a letto con incontinenza sfinterica e completamente cieca, quindi bisognosa di tutto e di tutti.

Ricordo bene che l'evento turbo' profondamente Don Giovanni; per lui la cara zia era stata la persona che l'aveva sempre seguito, per servirlo umilmente nei vari trasferimenti del suo ministero, divenendo la "manager" della casa, perch?molto attiva, capace di amministrare bene, una persona insomma quasi insostituibile. Fu cos?che mamma Maria, altrettanto buona e generosa, ma abituata ad un ruolo meno responsabile, dovette, non certo in tenera et? rimboccarsi le cosiddette maniche e prendere il posto oneroso della cognata, con la quale sostanzialmente aveva un buon rapporto, ogni tanto velato da qualche screzio o muso lungo, come avviene in un comune menage familiare. Per fortuna c'era il Don a fare da paciere e riappianare la situazione quando era critica, grande uomo anche in queste piccole cose, ma testimonianza del grande amore per queste due donnette; l'Amore con l'A maiuscola ha sostenuto Don Giovanni da quel momento fino a questi ultimi tempi nel servire, nell'accudire, nel "farsi pane spezzato" nei riguardi prima della zia e poi della mamma.

Quante volte salita quella "benedetta" e stranissima scala a chiocciola della casa parrocchiale, che congiunge il piano terreno alla zona notte, con la testa che ti ronza ed un principio di vertigini (ma chi l'ha progettata?) ho trovato il parroco impegnato in servizi di "pulizia intima' alla zia per ovvi motivi di incontinenza, quante volte il suo viso era visibilmente stravolto per la notte praticamente passata in piedi, perch?la zia chiamava il "suo Giovanni". Sono fatti di cui sono stato testimone, che mi hanno aiutato a cambiare e hanno maturato in Don Giovanni una particolare sensibilit?per le persone sofferenti; sono lezioni della vita molto dure da accettare, ma quando prendono si inscrivono profondamente nel cuore, non nella semplice memoria!

Poi fu il turno di mamma Maria, una mattina il cuore in gola, il fiato corto, un senso di peso al petto, insomma il suo vecchio cuore, forse anche provato dal sovraccarico di impegni, fu segnato da un infarto. Un colpo dietro l'altro, una situazione sempre pi?pesante, in pi?il ruolo di parroco nonostante l'aiuto innegabile di molte persone, tra le quali alcune dedite in maniera costante e con totale gratuit? Don Giovanni dovette farsi in due e dedicarsi amorevolmente alle due donnette, con tanti gesti umili e servizievoli, che pochi hanno la grazia di aver visto.

La storia ?continuata a Nova Milanese dopo il trasferimento, lontano dai nostri occhi, ma vicino al nostro cuore; la mamma ebbe anche un ictus, che la paralizz? a letto come la zia ed il servizio amorevole di Don Giovanni continu?con ammirevole costanza, nonostante i nuovi e pi?gravosi impegni.

Sorella morte, nella sua piet?le ha accolte una dopo l'altra, a distanza di pochi anni, prima la zia Maria, poi ultimamente mamma Maria, lasciando quella casa di Nova cos?grande, inesorabilmente vuota e Don Giovanni "solo" come ebbe modo di dirmi quella sera al telefono; quella solitudine che si prova quando si passa da una vita piena di impegni verso persone malate, a pi? niente o quasi. Ma questa solitudine ?come il silenzio, ?pi?eloquente di ogni altra cosa, porta la voce delle due Marie, che ci incoraggiano a non desistere dal nostro impegno di servizio verso il prossimo, perch?con loro ?stata solo una sana palestra ed altre Marie ci attendono per servirle.

Sandro

Sito ottimizzato per Internet Explorer 4+ 1024x768
Redazione Web: don Sergio, Achille, Dario

Gli accessi al sito