PARROCCHIA
S. MARIA REGINA
Via Favana - Busto Arsizio
Telefono 0331-631690

 

CHRISTIAN BOBIN

Questi testi fanno “da assaggio” perchè ciascuno scopra Bobin acquistando i suoi libri!

Alcuni pensieri

Lo scrittore

Un elogio

Chi cammina

Il personaggio

L'intervista


I NOSTRI AMICI

Carlo Acutis

Etty Hillesum

Christian Bobin

Annalena Tonelli

Teresa di Lisieux

Eric-Emmanuel Shmitt

CHRISTIAN BOBIN

IL MESTIERE DELLO SCRITTORE
(1/4)

Io sono uno scrittore. Ci ho messo quarantatré anni per pensare e pronunciare questa frase: io sono uno scrittore. Perché ho fatto tanta fatica a pensare e poi a dire ad alta voce una frase così semplice: io sono uno scrittore? Perché, ancora oggi, essa mi fa sorridere, come si sorride a dire apertamente una cosa alla quale, in fondo, non si crede? Esistono diverse ragioni di questo sorriso. La prima ragione vado a cercarla molto indietro, nella camera interdetta dell'infanzia. I bambini sono le sole persone grandi che io conosca. I bambini sono gente di viaggio, anime di grandi spostamenti. Quando vengono a questo mondo, non hanno né vestiti, né parole, né denaro, non posseggono nessun altro bene che il bisogno, la fame, le lacrime e il sorriso. Le persone che li accolgono, che danno loro asilo per venti, trent'anni, per tutta la vita, le persone che dicono al bambino: entra, fa come se fossi a casa tua, posa il tuo sorriso in un angolo, ci terrà compagnia, già ci rischiara un po', queste persone, albergatrici dell'infanzia, noi li chiamiamo genitori. I bambini rimangono dove la porta si apre. Giocano fuori nel cortile, rientrano alla sera, abitano là per anni e per anni, con la loro anima inafferrabile, è come se fossero sempre di passaggio. I bambini sono degli stranieri che vivono presso i genitori. Quand'ero bambino, non ho mai voluto essere qualcuno. Pilota, pompiere, lo si vuol essere a sette, otto anni. Ma io sto parlando di un'epoca ancestrale. Parlo dei primi due o tre anni. Il bambino di due o tre anni non vuol fare alcun mestiere. Non sa che cos'è un mestiere. Fondamentalmente, essenzialmente, egli non vuol essere niente, e cioè vuol essere tutto. Vuole stare in cucina, imbrattare di cibo la tovaglia di plastica e, allo stesso tempo, con la stessa intensità, vuole essere nella mosca che danza contro la finestra, nel cielo che scorre di fuori, e nel bosco incantato delle fate, nel bosco di cui i lupi non trovano mai l'ingresso, il bosco dell'amore dal qu ale il mondo è cacciato, bandito.

Sito ottimizzato per Internet Explorer 4+ 1024x768
Redazione Web: don Sergio, Achille, Dario

Gli accessi al sito