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Il documento finale della tre giorni: «È da una generazione di donne e uomini credibili, che scrutano i segni dei tempi con un’ottica di fede, che può nascere un contributo decisivo per il Paese»

Da cristiani maturi dentro la società

Concluso a Verona l’incontro nazionale dell’Ac La formazione del laicato è la priorità, nello stile di «interiorità, fraternità, responsabilità e ecclesialità»

Dal Nostro Inviato A Verona Pierangelo Giovanetti (di Avvenire)

La nuova stagione di laici cristiani «maturi» dentro la società civile e politica del Paese avrà come bussola quattro punti cardinali: interiorità, fraternità, responsabilità ed ecclesialità. È questo lo stile delle proposte formative dell'Azione cattolica. E proprio la formazione delle coscienze, preparando «cristiani adulti» all'impegno nelle realtà socio-politiche, è la nuova frontiera su cui s'intende spendere l'Ac italiana nei prossimi anni, come è stato ribadito nell'incontro nazionale di Verona che si è concluso lunedì, dopo tre giorni di dibattito.
«Il momento storico in cui viviamo è ricco di elementi che richiedono un difficile discernimento e che sollecitano un nuovo impegno dei laici credenti», si legge nel documento presentato a conclusione del convegno. «Si tratta senza dubbio di una "nuova stagione" della presenza nella società civile e politica dei credenti, una nuova fase che si pone in continuità con i passaggi storici di un lungo percorso, ma allo stesso tempo prende in considerazione le novità del percorso politico-istituzionale del nostro Paese e i mille rivolgimenti di un mondo sempre più globale». Insomma, secondo l'Azione cattolica, è da una «generazione di donne e uomini credibili, che scrutano i segni dei tempi con un'ottica di fede», che può nascere un contributo decisivo all'attuale fase socio-politica del Paese.
Da ogni parte d'Italia sono giunti a Verona più di 1500 delegati dell'associazione. Domenica hanno partecipato a una solenne Messa in duomo presieduta dall'assistente generale, il vescovo Francesco Lambiasi, che ha indicato nella figura biblica del "testimone" l'esempio per il laico cristiano nel mondo d'oggi. «Il testimone non ha una posizione neutra dell'accaduto, non racconta una semplice teoria», ha detto. «Si è fatto coinvolgere dall'accaduto. Solo chi ha fatto esperienza di Cristo Risorto nella propria vita, può testimoniare la novità cristiana. Questo evento, avvenuto duemila anni fa, continua ad accadere, se lasciamo che accada in noi. Perché avvenga questo, però, dobbiamo riprenderci dal borghesismo che ci ha infiacchito. Solo così riusciremo a essere credibili e a testimoniarlo a chi non crede. Essere testimoni cristiani infatti non significa professare valori cattolici o fare propaganda, ma vivere il Cristo».
In mattinata i delegati hanno preso parte a un'intensa tavola rotonda su «La fede adulta, la fede negli adulti», con il biblista Bruno Maggioni, il sociologo Italo De Sandre e il filosofo Antonio Da Re. Un invito a percorrere nuove strade di neocatechizzazione è venuto da De Sandre, che ha lanciato l'allarme sull'«elevatissimo analfabetismo religioso diffuso in Italia». «Diamo per scontato un sapere religioso e una interiorità di fede che invece non vi sono. Molta religiosità si appassisce perché non c'è relazionalità religiosa fra le persone e il discorso religioso viene ricacciato nel privato». De Sandre ha ricordato che purtroppo è ancora diffusa l'idea che siano i preti i titolari del «discorso religioso», e quindi manca un'interiorizzazione. Secondo il filosofo Da Re, «la fede adulta non può essere per sua essenza una fede individualista. Attenzione quindi a trasformare l'esperienza religiosa in un'ennesima occasione di consumo o a strumentalizzarla nella forma della "religione civile"».
Il convegno si è concluso con una tavola rotonda sul lavoro a cui hanno partecipato Savino Pezzotta, ex segretario della Cisl, e Angelo Ferro, presidente nazionale dell'Ucid.

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