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TRA MOGLIE E MARITO
«Davide!»: questa volta
(era la quarta) il nome fu pro-
nunciato ad un volume talmen-
te elevato e con una voce tal-
mente alterata che qualcuno del
vicinato probabilmente pensò
che Davide fosse in procinto di
gettarsi nel fuoco. Tutt'altro!
Davide se ne stava comoda-
mente a dormire nel proprio
letto, all'alba delle... 12.55 del
mattino di domenica.
Elisa era spazientita, per
quanto la cosa avesse ormai un
che di rituale. Tutte le domeni-
che accadeva la stessa cosa: il
pranzo era alle 13, ma il figlio
Davide, se andava bene si pre-
sentava a pranzo in pigiama e
con l'espressione vivace di chi
è scampato ad un naufragio; se
andava meno bene, non si pre-
sentava affatto e magari com-
pariva verso le 3 del pomerig-
gio invocando a grugniti del
cibo che a quel punto la madre
volentieri gli avrebbe rovescia-
to sulla testa.
I problemi però non era-
no soltanto con il figlio mag-
giore. «Roberto!»: questa volta
l'urlo fu all'indirizzo del marito.
Certo, lui era assolutamente
sveglio. Però se ne stava nel
garage sotto casa a sverniciare
un armadio di metallo che gli
sarebbe servito in officina, e
aveva acceso il compressore. Il
che vuol dire che c'era un bac-
cano da non credersi.
«Roberto!» riprovò la
moglie, al limite dei decibel
disponibili. «Ma insomma, Ro-
berto», ripeté Elisa, presentan-
dosi in carne ed ossa davanti al
marito (vista l'impossibilità di
sovrapporre la propria voce al
rumore del compressore), «vuoi
spegnere tutto, sì o no? È pron-
to in tavola! Se non ti muovi tu,
Davide non si alza!».
«Ho capito!» replicò
prontamente Roberto «Ma se
spengo il compressore, quello
nemmeno si sveglia!». Logico.
Ma al pensiero dei maccheroni
che di lì a poco avrebbero avu-
to la consistenza della colla da
manifesti, Elisa fu presa da un
lieve sconforto.
«Gabriele!», gridò all'al-
tro figlio, sebbene in modo as-
sai più moderato che in prece-
denza. Gabriele era sicuramen-
te sveglio (l'aveva già incontra-
to verso le 9) e altrettanto sicu-
ramente Gabriele non si diletta-
va a sverniciare armadi di me-
tallo. Dunque, almeno lui si
sarebbe potuto presentare a ta-
vola, magari dopo aver provve-
duto a svegliare il fratello Da-
vide. Eppure... di Gabriele
nemmeno l'ombra.
Al terzo richiamo della
madre (a quel punto inevitabil-
mente selvaggio, come i prece-
denti) si udì un lamento sgra-
ziato e irritato: «Un attimo...!».
Già: perché da quasi tre ore,
Gabriele era alla
playstation
,
talmente assorbito dalla costru-
zione di una gigantesca città
virtuale, da avere almeno inde-
bolito la percezione della sua
appartenenza al mondo dei vi-
vi. In quei casi (Elisa lo sapeva
bene) gli "attimi" del figlio an-
davano misurati in quarti d'ora
o mezze ore, e non in secondi o
al più in minuti, come sarebbe
parso più sensato.
Certo la nostra cultura ha
trasformato la domenica nel
tempo della "compensazione".
In altre parole: si tratta di quel
tempo in cui si cerca di recupe-
rare ciò che durante la settima-
na non si è riusciti a fare: dedi-
carsi ad un lavoro non comple-
tato; dedicarsi ad un hobby; ma
anche dedicarsi a... dormire.
Tutto bello, giusto e perfino
importante. Ma...
C'è un "ma". La domeni-
ca cristiana ha un significato
celebrativo e questo va anche al
di là della dimensione religiosa
o spirituale. Nella prospettiva
cristiana la domenica "serve" a
fare festa. E ogni festa a null'al-
tro serve che a... se stessa. È
tempo offerto alla bellezza di
esistere, e di esistere insieme.
Ben venga ciò che è pratico;
ma ciò che è pratico rischia di
essere riduttivo. In famiglia,
regalarsi gli uni gli altri del
tempo, attorno ad una tavola
apparecchiata o davanti ad un
camino acceso, è un dono pre-
zioso.
"Fa bene" alla famiglia. E
presto mostra i suoi frutti.
Quello di vivere la presenza
dell'altro come una benedizio-
ne, anche durante le fatiche del-
la settimana. Quello di impara-
re la gratuità, che è segno di
libertà interiore. Quello di sen-
tirsi ricchi. Perché il vero pove-
ro, la persona indigente, è colui
che ormai non ha più niente per
cui fare festa.
E colui che ha tutto, ma
non ha il tempo per festeggia-
re... non fa festa e, in definitiva,
è indigente come l'altro.
DON
S
TEFANO
ELISA, ROBERTO, DAVIDE E GABRIELE
OVVERO: BUONA DOMENICA!