Pagina 3 - Il Tassello

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LA BORSA DEL DOTTORE
Siamo ormai abituati a sentire e vedere
più volte al giorno le previsioni del tempo con
dovizia di particolari, mediante animazioni
molto realistiche, illustrate da esperti meteoro-
logi o avvenenti annunciatrici, che non ci mera-
viglia ormai più niente, eppure… quando nevi-
ca e la morbida, impalpabile, soffice coltre di
neve ricopre ogni cosa cadendo, anche il più
cinico, il più freddo (è il caso di dirlo),
prova un brivido (termine azzeccatis-
simo!) di emozione, che paradossal-
mente riscalda il cuore; per incanto
si crea una atmosfera tutta partico-
lare, unica, irripetibile, magica, so-
prattutto se sappiamo osservare i
bambini, il loro stupore sincero, la
loro gioia spontanea e contagiosa: ci
sembrano tutti “gasati “, ma capaci di
stupirsi ancora di un evento naturale.
Con questi pensieri per la testa avvio la
vetturetta verso il luogo dove mi devo recare,
man mano che le ruote solcano l’asfalto im-
biancato dalla neve lasciano come dei solchi
riverenti, quasi ci fosse un sottile pudore a non
rovinare quel magico candore, tutto è come o-
vattato, avvolto da un silenzio, che vero silen-
zio non è, perché ha la voce delle cose, forse
una voce come di sottofondo, che ti accompa-
gna come una litania, che se ci presti attenzione
suona molto natalizia.
Eccomi arrivato a destinazione, si tratta
di una puerpera, che presenta febbre alta; dalla
visita, non emerge nulla di particolare, per for-
tuna, una banale forma virale, quindi anche la
terapia è soft, rispettando l’allattamento del
pupetto, che fino a quel momento era stato
tranquillo; finalmente si presenta, cacciando
uno di quegli acuti, che farebbero impallidire
anche Pavarotti nel pieno della carriera, ma
prontamente l’insostituibile seno materno placa
miracolosamente la sua performance canora,
donandoci quella icona cosi dolce e quasi sacra
della maternità.
Come d’incanto la mia attenzione viene
calamitata da quel piccolo essere, cosi fragile,
ma cosi vivo, che ha il potere di scacciare la
comprensibile tristezza, che alberga solita-
mente nel mio animo, essendo molto
spesso a contatto con casi seri e spes-
so dalla prognosi infausta. Ogni tan-
to ci vuole proprio una bella botta di
gioia, di positività per riprendersi
dal caos quotidiano, per ridare al
futuro nostro, ma soprattutto a
quello dei giovani un volto possibi-
le e sostenibile; l’evento di una na-
scita, infatti, apre questa speranza per-
ché ci rimette in discussione e ci avvia a ri-
prendere il cammino, che forse abbiamo già
percorso, ma con gli occhi stupiti di un bambi-
no e le gambe irrequiete di una creatura attratta
dalla novità del mondo.
Sorge spontaneo il
paragone con un’altra nascita, ma nonostante
tutto emerge in tutta la sua verità la consape-
volezza che l’incarnazione di Dio Padre rivela
che il tempio di Dio è l’uomo, spesso il bambi-
no abbandonato, il malato, il disabile, la donna
violentata; questo tempio profanato in tanti
modi, invece di essere la verità che ci unisce,
diventa teatro di discordie, di guerre, dove Dio
non c’entra, ma è la nostra latitanza, la nostra
indifferenza, il nostro disimpegno a produrre
seri disastri: rispettiamo questo sacro tempio se
vogliamo davvero costruire un futuro possibile
e sostenibile.
D
OC
S
ANDRO
IL TEMPIO DI DIO È ...
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