Pagina 4 - Il Tassello

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Alla scuola materna, un bambino por-
tava sempre due fazzoletti. La maestra gli
chiese perché: “Uno è per soffiarmi il naso;
l’altro per asciugare gli occhi di quelli che
piangono”. Tu li porti due fazzoletti?
Beh, io credo di avere incontrato quel
bambino! Mi ha proprio dato i suoi fazzoletti
mentre gli raccontavo di mio padre.
Lui lo sa che non ne parlo quasi mai, per-
ché mi emoziona! Ma in questi giorni, purtrop-
po, abbiamo accompagnato un papà giovane là
dove riposa anche il mio e si è smosso qualcosa
dentro me. Non ho potuto non ripensare a
quando su quella prima panca della chiesa c’e-
ra la mia famiglia.
E non ho potuto evitare di pensare al do-
lore di questa giovane madre, come a quello di
mia madre a quel tempo. Alla vita che le si pro-
spetta davanti e alla pesantezza del nuovo ruolo
che ora le tocca. Essere “genitori” e non più
“genitore” con la possibilità di scelte a due.
Con il dovere di reagire, anche se tutto
diventa più difficile da accettare e da superare,
lottando contro la solitudine per poter tenere
unita la sua famiglia.
…. Ma io essendo solo figlia, comprendo me-
glio questa posizione! A sprazzi rivivo episodi
lontani! Ho le idee ben chiare su cosa comporta
questo tipo di mancanza! Pur avendo una ma-
dre che ha fatto tanti sacrifici e che ha sempre
dato tutto l’amore che aveva e anche di più,
“riuscendo” a non fare mancare mai nulla e a
“fare da padre”.
Ma, anche volendo, non si può sostituire
un bacio del padre che punge un po’ il viso,
una sgridata o il suo abbraccio in un momento
particolare della vita. Trovavo difficoltà, quan-
do me lo chiedevano, rispondere che il mio pa-
dre non c’era più e sentivo che in qualche mo-
do la mia famiglia era diversa dalle altre.
E poi, c’erano le solite frasi, dette con
affetto, non ho dubbi, ma che non riempivano
quel vuoto e tante parole dette a vanvera che
con l’andare del tempo infastidivano!
Ma lungo questo percorso obbligatorio,
loro incontreranno anche persone che sapranno
donare con sincerità la loro vicinanza, l’amici-
zia e l’amore.
UNA BAMBINA DI QUALCHE ANNO FA
Ho chiesto a don Norberto un piccolo spazio per raccogliere alcuni piccoli pensieri.
Innanzi tutto voglio ringraziare. Ringrazio tutti, amici, conoscenti, per il sincero cordoglio
che hanno manifestato e per la grande partecipazione in questi tristi giorni.
Quello che è capitato il 17 novembre è una disgrazia così grande, così improvvisa che ha fatto
vibrare qualcosa in fondo ad ogni cuore. Nessuno ne è rimasto immune, persino i bambini della
scuola elementare hanno sofferto per Virginia e si sono stretti attorno a lei.
Per quello che mi riguarda, troppi sentimenti affollano il mio cuore: disperazione, incredulità,
rassegnazione, gratitudine.
Sì, anche gratitudine, per aver avuto al mio fianco per 11 anni una persona così speciale che
mi ha fatto sentire speciale.
Gratitudine perchè voglio credere che, per quanto breve, la vita di Michele sia stata felice e
così come lui la desiderava. In fondo se ne è andato con il sorriso sulle labbra. Quel sorriso che non
lesinava mai a nessuno e che l’ha fatto ben volere da chiunque lo abbia conosciuto.
Ed infine gratitudine per i figli che mio marito mi ha donato: nelle risate di Virginia e negli
occhi di Filippo, Michele è indelebilmente presente.
Grazie, Amore mio
“Una disgrazia così grande e improvvisa ha fatto vibrare qualcosa in fondo ad ogni cuore”.
Le parole di Maurizia testimoniano il fatto che molti sono stati toccati da questa tragedia.
Ci è arrivata questa riflessione che, forse, sa parlare al cuore.
MICHELE
Maurizia