Pagina 3 - Il Tassello

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Ci sono nella vita alcune situazioni che
diventano un paradosso, anzi il paradosso dei
paradossi, in cui i ruoli si invertono completa-
mente, allorquando dal ruolo di medico curante
si passa al ruolo di malato da curare. Spesse
volte considerando la situazione patologica, in
parole povere la semplice malattia, dei miei
pazienti, pur provando un grande
sconforto e dolore, dettato in par-
te dalla relazione umana, che mi
avvicina particolarmente a queste
persone, in parte dalla consape-
volezza della mia reale impotenza
di fronte a certe patologie, mi sono
domandato con lucida coscienza,
non tanto di evitare, nel limite del
possibile, quel tipo di malattia, banal-
mente pensando “speriamo che non capiti a
me”, così carico di connotati scaramantici,
quanto invece avrei saputo vivere il ruolo di
malato, di paziente affetto da una forma mor-
bosa più o meno grave.
Il problema è tutto qui, il bandolo della
intrigata matassa verte proprio su questo; que-
sta inversione di ruoli si basa innanzi tutto sul-
la consapevolezza che si è malati quindi che si
è creata una alterazione dell’equilibrio psicofi-
sico, perché le due componenti sono inscindibi-
li e formano la nostra totalità, unica e irripeti-
bile, conferendo a ciascuna malattia una conno-
tazione peculiare, legata necessariamente al
vissuto di ciascuno di noi fatto di tante espe-
rienze. La malattia, come tutte le situazioni
fuori dalla norma, sconvolge la nostra vita, ren-
dendoci consapevoli del nostro, fino ad allora,
stato di salute, spesso sottovalutato e minaccia-
to dai nostri troppo disinvolti atteggiamenti ne-
gativi; e è la classica “tegola in testa”, che se
non ti ammazza con un colpo secco, ti rispar-
mia per lasciarti il tempo di riflettere, per porti
delle domande serie sulla tua esistenza: perché
ci si è ammalati, perché quel tipo di malattia
evolve in quel modo relativamente a te, per-
ché…perché, insomma una serie interminabile
di perché.
Chissà perché (sic! Capita a fagiolo) l’uo-
mo deve sbattere sempre il naso e non può mai
fermarsi un istante prima, per capire, meglio
rendersi conto, il capire è affare arduo e verrà
col tempo, che qualcosa dentro di lui si è gua-
stato, si è inceppato, oppure ha preso una piega
non del tutto corretta.
La malattia è tutto questo, scusa-
te se è poco, e quindi a ragion vedu-
ta, non ha davvero senso parlare e
discutere di malattie, cioè di pato-
logie le più varie, che si possono
catalogare nei sacri testi di medici-
na, ma di malato, cioè di una persona
unica e irripetibile con i suoi problemi di
salute. La malattia fa parte della grande
avventura umana, è una realtà che non va
vissuta come un evento solo negativo ed ine-
luttabile preambolo spesso di un altro evento
temuto come catastrofico, cioè la morte, ma
come un percorso di ricerca di noi stessi riser-
vandoci scoperte davvero sorprendenti, che ci
potranno anche dare la giusta carica per supera-
re i momenti critici, che la malattia inevitabil-
mente ci riserva.
È durante la malattia che si impara a pre-
stare aiuto veramente, evitando tutte quelle za-
vorre di banalità che appesantiscono i nostri
disastrosi tentativi di aiuto; è durante la malat-
tia che si comprende davvero la sofferenza de-
gli altri che non sarà uguale per tutti, però è
sempre
sofferenza,
disagio
psicofisico
(“Provare per credere” recita la pubblicità).
Quando parlo quindi di “barricata”, que-
sta fatidica barricata, non mi riferisco a qualco-
sa di rigido e dai contorni bellico difensivi,
quanto piuttosto ad un impegno di seria ricerca,
che ci può anche condurre alla guarigione spe-
rata, perché se è vero, come è vero, la malattia
e la guarigione nascono, vivono e muoiono
dentro di noi!
D
OC
. S
ANDRO
DALL’ALTRA PARTE DELLA BARRICATA
LA BORSA DEL DOTTORE