Pagina 2 - Il Tassello

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RICORDATE TAIZE’ E LO SGABELLO ?
Un anno fa la nostra chiesa era colorata di arancione. Così a-
vevamo accolto più di 100 giovani provenienti da vari paesi dell’-
Europa, venuti a Milano per l’incontro della comunità di Taizè, il
primo incontro senza la presenza di frère Roger Schultz, assassina-
to pochi mesi prima. La comunità dei monaci quest’anno fa tappa a
Zagabria (seguiamola con internet!) invitando giovani a pregare,
ad incontrarsi con la Parola, a conoscersi tra nazionalità diverse.
Era la seconda volta che accoglievamo questi giovani, aprendo
le nostre case e partecipando con loro alla ricerca del volto di Gesù. Vada il nostro
pensiero a quei giovani che abbiamo incrociato anche per pochi giorni e che hanno
portato nelle loro comunità e nelle loro case … lo sgabello per la preghiera. Ci si può
ricordare nella preghiera reciproca.
fica simultaneamente alla mia biblioteca
”, così
si esprime Christian Bobin a proposito di
persone che con i loro scritti entrano in ca-
sa sua e che, pur importanti, si assottiglia-
no con il passare del tempo. Questa consi-
derazione permette di dare la giusta valu-
tazione ad ogni cosa vissuta, constatando
che pochissime sono le cose decisive. Tutto
ciò che si è sperimentato ha permesso però
di far sbocciare quello di cui ormai non si
può più fare a meno.
Dire questo non significa blindare il
futuro o impedire che avvengano nuove
esperienze di vita, anzi! Ciò che è stato bel-
lo fino ad ora crea una sensibilità tale che
un incontro veloce o ad una persona vista
per un solo momento, lascino il segno. Si
diventa quasi capaci di scorgere il mistero
nel piccolo, anzi “nel filo d’erba”, direbbe
qualcuno.
L’arrivo di preoccupazioni o il sorge-
re di grossi problemi non potrà annullare
quello che c’è stato. Anche una violenza o
una ingiustizia subita non potrebbero de-
turpare quello che in noi esiste. Ci sono co-
se che nessuno potrà mai rubarci, perchè
ormai fanno parte di noi.
La stessa esperienza cristiana quando
giunge al tocco con il divino, a sentire che
il divino ti sfiora (usiamo sempre immagini
che tentano di descrivere ciò che è inde-
scrivibile!), non può essere messa in di-
scussione o essere annullata per l’arrivo di
sofferenze o problemi. Non si può perdere
la fede perché essa è il contatto con una
persona divina, perché si radica nelle fibre
del nostro corpo e della nostra anima. Co-
me è possibile dimenticare l’effetto di un
incontro? Al limite può succedere di speri-
mentare l’aridità nella fede, ma mai la sua
perdita! Forse si potrà impolverare o met-
terla da parte così come si incorniciano le
fotografie del nostro passato sulle mensole
di casa: ciò che si sperimenta produce una
traccia indelebile!
Se volessimo trovare un collegamento
con il periodo che stiamo vivendo potrem-
mo immaginare il ritorno dei personaggi
del presepio, il momento in cui si rimetto-
no a posto le varie statuine all’Epifania.
Dopo quella notte o dopo quella sfacchina-
ta credo che un pastore o uno dei tre magi
potrebbe dire: “Solo per vivere i pochi mi-
nuti in quella grotta valeva la pena nascere
pastore o venire da un paese lontano!”.
L’augurio che potrebbe circolare è
quello di non essere chiusi di mente e di
cuore da non vedere il passaggio della lu-
ce: meglio i nuovi passaggi della luce.
D
ON
N
ORBERTO