Pagina 22 - Il Tassello

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"Va’ e ripara la mia casa": è tutta in queste parole la
volontà di Francesco, poi la sua missione, di rinnovare
la cristianità.
Ma è restaurare se stessi, il proprio spirito, il vero
significato delle parole del crocifisso: prima di restau-
rare le chiese e rinnovare i fedeli occorre ristrutturare
se stessi.
Allora occorrono un buon progetto, buoni materia-
li da costruzione che semplicemente sono gli inerti,
l'acqua ed il cemento, e la competenza del costrutto-
re. Progettare una casa non è uno scherzo, e più diffi-
cile è intervenire su una casa esistente: l'architetto ha
le mani meno libere e deve salvaguardare le vecchie
strutture.
Anche la scelta dei materiali da impiegare - che è
sempre più ampia - è difficile: si tornano ad usare delle
"terre" molto simili a quelle impiegate nei secoli scorsi
alternate a prodotti moderni e in continua evoluzione.
I leganti ovviamente sono fondamentali. I vecchi
muratori sapevano che se avevano a disposizione un
buon impasto potevano lavorare meglio e la fatica ini-
ziale di preparare bene la malta era ben ripagata dalla
facilità nell'usarla.
Nei cantieri attuali l'impasto esce da un tubo, da
sotto un silos, la resa economica ha appiattito le pro-
fessionalità.
L'acqua - richiama subito la figura di San Francesco
- è la cosa più importante: per avere una muratura soli-
da lavorare con i materiali bagnati è fondamentale.
Nei giorni umidi il risparmio di cemento è rilevante: si
sentiva dire dai vecchi capomastri che "l'acqua non fa
muro ma fa duro" .
Resta di ricordare che nel lavoro del costruttore ci
vuole un po' d'occhio, sacrificio (ma quello occorre in
tutte le professioni) e tanta esperienza , ma quella arri-
va sempre tardi.
Abbiamo trovato tutte queste cose negli incontri
della settimana missionaria la mattina in chiesa e
ognuno di noi ha provato a restaurare la propria casa
per renderla protettiva e accogliente.
Mi piace pensare che in quella casa rimessa a
nuovo ami abitare Dio, ma soprattutto, finalmente, mi
ci riesca a trovare bene io.
R
OBERTO
C
ENTOMO
Ciao, sono una spada, o meglio, siamo tanti pallon-
cini foggiati a spada, sai, di quelli creati da clown sgar-
gianti in feste chiassose. Per la verità io sono stata crea-
ta dalle abili e gioiose mani dei frati che animano que-
sta settimana il quartiere di Madonna Regina; sono
persone in semplice saio scuro che però hanno nel-
l’anima un infinito entusiasmo ed un sincero desiderio
di incontro con l’altro. E così eccomi qui, in una delle
tante famiglie “contagiate” da questa frizzante atmo-
sfera, mamma, papà e due fratellini.
I miei piccoli amici, dicono mamma e papà, si alza-
no con meno fatica e più entusiasmo ogni giorno per
andare, prima della scuola, da Gesù e dai suoi amici
frati e lì cantano, ballano e imparano a conoscere la vita
di San Francesco. Pregare Gesù (ogni mattina e la
domenica) non è mai stato così piacevole e semplice,
così sento, come in questi giorni.
Ogni giornata parte con una marcia in più… e
quanto orgoglio ricevere la croce “tau” dai nostri amici
frati! Quanto a mamma e papà si sono rivelati meno
pigri e schivi di quanto non siano mai stati; certo meno
pigri, perché ogni sera alternatamente, escono per
andare a loro volta dagli amici frati e fanno un po’ tardi,
ma la mattina dopo sono pronti a svegliare i miei due
piccoli amici con un sorriso per accompagnarli al loro
incontro con Gesù.
È incredibile, ma sono anche un poco meno schivi
del solito: l’entusiasmo dell’incontro tra persone li ha
portati a cercare la condivisione non solo con i vecchi
amici, ma anche con persone appena conosciute.
E per loro la gioia, il canto di ogni incontro scivola-
no naturalmente verso un armonioso silenzio interiore,
ricco di riflessione personale sulla vita e sulla fede.
Beh, credo di essere una spada fortunata ad essere
stata creata da queste persone magiche e ad essere
stata in questa famiglia oggi. So che scoppierò, ma so
anche che in quel momento saprò diffondere l’entu-
siasmo che mi ha contagiato in questa famiglia. Un
grazie a chi ha voluto e gestito la Missione.
M
AMMA
C
ERANTO
IL PALLONCINO DI MAMMA
V
A
e
R
I
P
A
R
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a
m
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C
A
S
A
VA’ E RIPARA