Pagina 5 - Il Tassello

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E’ l’atteggiamento di chi,
venendo da fuori, vuole entra-
re in una comunità parroc-
chiale. E’ quello che ho fatto
io in questi due mesi di per-
manenza tra voi. Ho osservato
e ho fatto le mie riflessioni.
Prima di tutto ho osservato
questo mio e vostro Parroco,
sempre attivo, sempre creati-
vo, sempre in mezzo alla sua
gente, che mi ha accolto a
braccia aperte, che in
un cordiale collo-
quio mi ha fatto il
quadro della Parroc-
chia, assegnandomi alcune
possibilità di aiu-
to. Gli sono rico-
noscente e farò tutto quello
che mi sarà possibile per star-
gli vicino, “ai suoi ordini”.
Ma ho fatto anche una ri-
flessione: perché i giornali
parlano sempre e solo dei pre-
ti che sbagliano? E quanti so-
no, a confronto, quelli che
compiono il loro dovere come
don Norberto? Perché i cri-
stiani non fanno sentire la lo-
ro voce dicendo: noi siamo
felici di avere un Parroco si-
mile!
E poi come dimenticare
mamma Rita? Quella simpati-
ca piccolina che con i suoi
anni potrebbe, come tante,
godersi la sua pensione, e che
invece è lì ancora a servire la
Parrocchia.
E poi quel don Stefano,
serio e gioviale allo stesso
tempo. Farà carriera!
E mi soffermo frequente-
mente in adorazione nella no-
stra chiesa e naturalmente,
come capita a tutti, con la
mente divago. Ma è un diva-
gare che fa bene. Vedo quel
presbiterio ampio, solenne,
accogliente. Osservo quell’al-
tare un po’ troppo grande e
alto per noi preti piccolini,
con quella scritta “A te offrirò
sacrifici di lode” che merita
una predica di approfondi-
mento. Vedo quel tabernacolo
e quella sedia per il sacerdote
che presiede e che dovrebbe
avere una sede più opportuna,
con l’am-
bone, per-
ché presi-
denza e pa-
rola
sono
significative
nelle celebrazioni.
Anche quei confes-
sionali reclamano una
diversa collocazio-
ne che favorisca la privacy
del penitente. In uno di questi
vedo con piacere don Norber-
to tutti i sabati, con la sua bel-
la tunica, disponibile per le
sante confessioni. A lui mi
sono aggiunto anch’io. Sap-
piano i fedeli che la miseri-
cordia di Dio è sempre dispo-
nibile. Confessarsi alla dome-
nica qualche volta è una ne-
cessita, ma farlo diventare
una abitudine è pericoloso
perché si arrischia di non par-
tecipare alla Messa.
E poi osservo quelle messe
feriali così ben celebrate ma
poco frequentate, e mi do-
mando: ma le persone anzia-
ne, che di solito accompagna-
no i bambini a scuola, dopo
cosa fanno? Perché non pro-
grammano qualche bella Mes-
sa settimanale, non obbligato-
ria ma frutto di una scelta per-
sonale per ringraziare Dio per
… tante grazie di Dio e per
propiziarlo a favore dei nostri
giovani tanto bisognosi di
aiuto?
E poi quelle belle Messe!
Quella di Natale, con tanti
fiori e luci, quel presepio
“francescano” che ha richia-
mato la santa Missione. A
proposito mi è piaciuto quella
iniziativa di andare qualche
giorno con i frati a conferma-
re i frutti della missione. Co-
me mi sono piaciuti quei
bambini che portano all’altare
i loro propositi: preghiamo
che abbiano la forza di prati-
carli.
E
quella
domenica
“speciale”! Che intelligente
invenzione! Quanti bambini e
don Norberto che ci gode tut-
to, pontificando. Però mi sono
domandato: questi bambini
nelle altre domeniche dove
sono? I genitori sanno che il
cristiano celebra ogni dome-
nica il mistero della salvezza
con la santa Messa?
E quegli animatori liturgi-
ci: coristi, lettori, animatori,
come mi piacciono, perché
sono segno di una comunità
viva che collabora, perché
tutta l’assemblea si senta a
suo agio nella celebrazione.
Ho visto anche gli anziani,
come me, ma di questo fare-
mo un discorso a parte, per-
ché penso di non morire così
presto da non avere il tempo
di parlare tra di noi.
Checché ne dicano i gior-
nali ci sono ancora comunità
parrocchiali attive, accoglien-
ti, che danno cordialmente il
benvenuto ai nuovi arrivati e
presentano a loro la possibili-
tà di un cammino di fede, una
di queste è la “mia” comunità
di santa Maria Regina in Bu-
sto Arsizio.
D
ON
P
EPPINO
OSSERVARE E RIFLETTERE
L’OCCHIATA DI DON PEPPINO