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pregiudizi e luoghi comuni, visioni semplificatrici
e spiegazioni banalizzanti, come pure interpretazio-
ni ideologiche e slogan retorici può essere davvero
per un cristiano un modo per vivere in questo mon-
do con occhi più aperti e quindi più partecipi, con
un cuore più sveglio e quindi più solidale, con u-
n’intelligenza più vivace e quindi più capace di o-
rientare l’agire. Non è inutile prendere consapevo-
lezza, per esempio, della diffusa marginalizzazione
e delle difficoltà di accesso al mercato mondiale da
parte dei Paesi a basso reddito, che hanno anche
sofferto negli ultimi decenni il rapido declino dei
prezzi delle materie prime
che costituiscono la
grande ricchezza e quin-
di la quasi totalità delle
esportazioni in particolare di
gran parte dei paesi africani (n. 9);
né comprendere che una finanza
che dovrebbe avere la funzione «di
sostenere nel lungo termine la
possibilità di investimenti e
quindi di sviluppo» si è invece
largamente dedicata a perseguire «una
logica di brevissimo termine», finalizzata al sem-
plice incremento di valore delle attività finanziarie
stesse, per cui denaro che invece di servire a finan-
ziare lo sviluppo reale delle popolazioni, producen-
do beni, servizi, miglioramento delle condizioni di
vita delle persone, viene impiegato per produrre
ulteriori e talvolta vertiginosi guadagni in chi lo
possiede, attraverso logiche puramente speculative
(n. 10).
Un secondo percorso, più decisivo, che la
riflessione di Benedetto XVI sollecita, raggiunge
concretamente l’esistenza di ciascuno di noi. Anche
chi non ha responsabilità di governo, o non mano-
vra ingenti capitali sui mercati internazionali, o non
ha idea del funzionamento dei mercati azionari non
può ritenersi immune da quegli atteggiamenti come
«l’avidità o la ristrettezza di orizzonti» che sono le
cause più profonde della povertà e quindi una mi-
naccia alla pace. Essi sono infatti le cause che
«albergano nel cuore umano», dice il papa (n. 13),
e quindi ci interessano in quanto uomini e cristiani.
Mi pare significativa
l’osservazione contenuta nel n. 8 del Messaggio per
la Giornata della Pace: «La globalizzazione elimina
certe barriere, ma ciò non significa che non ne pos-
sa costruire di nuove; avvicina i popoli, ma la vici-
nanza spaziale e temporale non crea di per sé le
condizioni per una vera comunione e un’autentica
pace». Essa ci ricorda come un mondo che si
è fatto più “piccolo”, dove popolazioni e
culture molto diverse si confrontano
con maggiore frequenza, non è auto-
maticamente un mondo più solidale.
Anzi, sappiamo bene come la vici-
nanza delle diversità è spesso fonte
di divisioni e conflitti: il “prossimo”,
in senso letterale, è evangelica-
mente sempre il primo e insieme il
più difficile da amare.
Non a caso, all’inizio del Messaggio, il papa
ci suggerisce di «avere, della povertà, una visione
ampia e articolata»: proprio nelle società ricche e
progredite «esistono fenomeni di
emarginazione,
povertà relazionale, morale e spirituale
: si tratta di
persone interiormente disorientate, che vivono di-
verse forme di disagio nonostante il benessere eco-
nomico» (n. 2). Non raramente, i conflitti e la vio-
lenza stessa sono generati da molteplici e gravi for-
me di solitudine e di disorientamento: ogni atteg-
giamento, al contrario, solidale e inclusivo, parteci-
pe e creatore di legami costruisce la pace.
D
ON
G
IUSEPPE
L’OCCHIATA DI DON PEPPINO
CERCHIAMO LA PACE
La pace! Quanto parlare si
fa della pace, e quanto è calpe-
stata questa pace! Ma perché
non c’è pace in questo mondo?
Incominciando da Caino, l’invi-
dia e la gelosia ha messo l’uomo
contro il fratello; continuando
nella storia, la discriminazione
tra ricchi e poveri ha messo
l’uomo contro l’uomo. Ecco una
delle cause principali che minac-
ciano la pace:
la povertà.
Già Paolo VI con l’enci-
clica Populorum progressio de-
nunciava questa realtà e la sua
riflessione non ha perso nulla
della sua attualità.
“Essere af-
francati dalla miseria, garantire
in maniera sicura la propria
sussistenza, la salute, l’occupa-
zione stabile, una partecipazio-
ne più piena alle responsabilità
al di fuori di ogni oppressione,
al riparo da situazioni che of-
fendono la loro dignità di uomi-
ni; godere di una maggiore i-
struzione, in una parola, far co-
noscere e avere di più per essere
di più: ecco l’aspirazione degli
uomini di oggi mentre un gran
numero di essi è condannato a
vivere in condizioni che rendono
illusorio tale legittimo deside-
rio.”
Anche Benedetto XVI ri-
torna sull’argomento nel suo
messaggio per la Giornata della
pace di quest’anno
. “La povertà
risulta sovente tra i fattori che
favoriscono e aggravano conflit-
ti anche armati e questi alimen-
tano tragiche situazioni di po-