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festa è ...
svago per lo shopping; noi cristiani sappiamo
che la festa del giorno del Signore ci chiama
ad incontrarlo e ad incontrarci: è il giorno
della fede e della comunità nel quale tornare
all’autore della vita e alle relazioni di unità e
amicizia che costituiscono la comunità.
La festa è per noi il momento della cele-
brazione della Eucaristia e della celebrazio-
ne della vita nella comunità. Abilitati dalla
presenza del Risorto ci possiamo concedere
dunque riposo e vacanza, possiamo rinsalda-
re quelle relazioni familiari che i ritmi frene-
tici della vita quotidiana spesso allentano e
mettono in pericolo, ma senza il buon motivo
della celebrazione del Risorto anche la dome-
nica è svilita nella trasformazione da giorno
del Signore in giorno del divertimento, del
riposo o del dolce far niente.
Credo che una sana riflessione su queste
logiche ci permetterebbe di interrogarci sulle
modalità in cui la nostra comunità esprima
la gioia della festa. Certamente molti di noi
celebrano il sacramento della Eucaristia che
tuttavia rimane spesso senza una espansio-
ne nella gioia della condivisione della vita
comune dei cristiani, lasciata ai soli legami
familiari o amicali spontanei. Domandiamoci
come siamo capaci di estendere la gioia della
vittoria della Vita sulla morte al di fuori del
contesto eucaristico; è questo il punto debole
della nostra festa, che si limita al momento
celebrativo liturgico. Sarebbe interessante
ascoltare le risposte e aiutarci tutti insieme a
trovare i modi concreti per radunare la co-
munità trovando momenti e forme nuove per
esperienze di vita comunitaria, come la prima
chiesa apostolica.
Don Attilio
In tutte le religioni la festa è un elemento
essenziale del culto: mediante certi riti fis-
sati nel tempo l’assemblea esalta nella gioia
alcuni aspetti della vita umana; rende grazie
e implora il favore della divinità.
Nella Bibbia la festa è un ricordo e un le-
game al Dio che salva e che agisce incessan-
temente a favore del suo popolo. Le diverse
feste d’Israele sono in funzione del passato
che ricordano, del futuro che annunciano, e
del presente di cui rivelano l’esigenza.
È celebrazione riconoscente dei grandi
fatti della salvezza e della
liberazione.
Israele celebra il suo Dio
a diversi titoli. Il Creato-
re è commemorato
ogni sabato; il li-
beratore dall’Egit-
to è presente nella
festa di Pasqua,
festa del passaggio
dalla schiavitù alla
libertà; la festa dei tabernacoli ricorda gli
anni del deserto quando viveva sotto le ten-
de; la festa di Pentecoste ricorda il dono del-
la legge sul Sinai. Nella preghiera dell’ebreo
s’innalza il ringraziamento per i doni della
terra e per i grandi fatti del passato.
È anticipazione gioiosa del futuro.
Il passato di Dio assicura il futuro del po-
polo eletto. L’esodo commemorato annuncia
e garantisce un nuovo esodo: un giorno Isra-
ele sarà definitivamente liberato; il regno
d’Israele si estenderà a tutte le nazioni che
saliranno a Gerusalemme.
È esigenza del presente.
Infatti la gioia non è autentica se non
emana da un cuore contrito e purificato. I
salmi ricordano questa esigenza. I profeti
non cessano di protestare contro la sicurez-
za illusoria che può dare una festa gioiosa
compiuta con cuori infedeli.
Senza dubbio Gesù ha osservato le feste
ebraiche del suo tempo, ma mostrava già che
la sua persona e la sua opera conferivano loro
un pieno significato. Così la festa di Pasqua è
diventata la festa definitiva ed eterna.
la mia festa