Pagina 15 - Il Tassello

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I sogni son desideri
Un canto di Natale
E
ra la notte della vigilia di Natale e Ched-
donna, dopo aver sistemato accanto al
camino i biscotti per Babbo Natale ed
aver rimboccato le coperte a IlPrincipe, che
quella sera proprio non ne voleva sapere di an-
dare a dormire, era finalmente riuscita ad an-
dare a letto.
Il sonno tardava ad arrivare: mille e mille
pensieri le affollavano la mente, facendola rigi-
rare di continuo, mentre Miomarito, che posse-
deva la rara virtù di addormentarsi ancor prima
di toccare il cuscino, dormiva già da un pezzo.
“È tutto pronto per il pranzo di Natale? Gli
ospiti saranno soddisfatti? E IlPrincipe? Babbo
Natale si ricorderà proprio tutto quello che c’era
scritto sulla lista? Miomarito mi regalerà la col-
lana di cui gli ho tanto parlato?” con la mente
ingombra di questi angosciosi pensieri, Ched-
donna scivolò in un sonno buio e profondo.
Rintoccava la mezzanotte quando, nel-
la stanza, apparve una gran luce. Sulle prime
Cheddonna, che dormiva sempre con una ma-
scherina sugli occhi, non si accorse di nulla,
ma poi alcuni colpetti di tosse la fecero
sobbalzare, catapultandola fuori
dalle coperte.
“NonnaNenna, è successo qual-
cosa?” gridò, vedendo la vecchina
in piedi, accanto al letto.
“Nulla, mia cara” sussurrò
NonnaNenna, rivolgendole un
sorriso benevolo “Vieni con me!”.
Cheddonna seguì Nonnanenna,
che improvvisamente appariva
ringiovanita di trent’anni, e si ri-
trovò nel salotto della sua casa di
bambina, qualche giorno prima di
Natale aveva sette anni, e stava scrivendo
la letterina a Babbo Natale. Poi, un lampo. Ora
aveva circa dieci anni. Accanto a lei c’era Ched-
dolce, di qualche anno più grande. Intorno a loro
decine di pacchi da scartare. Uno strano silenzio
regnava intorno. “Davvero non l’avevi ancora
capito? Babbo Natale e le renne sono tutte scioc-
chezze inventate dai grandi! Vedi di crescere,
nanerottola!” E , ridacchiando,Cheddolce ave-
va cominciato a scartare i suoi doni, lasciando
Cheddonna sola con il suo sogno infranto.
“Chi sei tu?”chiese Cheddonna, tremante.
“Come hai fatto a portarmi qui?
“Sono lo spirito dei Natali passati. Dopo di
me ti appariranno in sogno altri due spiriti,
quando sentirai i rintocchi delle campane. E se
ne andò, come era venuta.
Cheddonna faticò molto a riprendere sonno:
la visione di poco prima l’aveva turbata, ma,
infine, la stanchezza ebbe il sopravvento. Fu ri-
svegliata di soprassalto da un rumore assordan-
te. Sembrava quasi il fischio di una locomotiva.
Cheddonna aprì gli occhi (questa volta la ma-
scherina era rimasta sul comodino) e si trovò
dinnanzi Miomarito. Allungando una mano si
accorse con terrore che Miomarito, quello vero,
continuava a dormire beatamente, lì accanto.
“Non preoccuparti!” la rassicurò la strana
figura ammantata di luce, “Sono lo spirito del
Natale presente. Seguimi, dai!” e Cheddonna,
come ipnotizzata, obbedì senza di-
scutere.
Si ritrovò, di lì a poco, nella casa
di Lastregadisopra, che si accinge-
va a servire a tavola un pranzo di
dodici portate da lei personalmen-
te preparato, e dispensava a piene
mani sorrisi dolci come i tre des-
serts che riposavano in cucina.
Poi lo spirito la condusse a casa
della Fulvia. Un piccolo albero di
Natale, rigorosamente ecologico,
si illuminava a intermittenza, ac-
cendendo la stanza di riflessi rossi.
La Fulvia stava aprendo i regali delle sue
amiche, mentre guardava un film natalizio e pi-
luccava i canditi di un panettone troppo grande
per una sola persona, sebbene ora da ora in poi
avrebbe dovuto cominciare a mangiare per due.
Cheddonna non era riuscita a trattenere un so-
spiro, ma la Fulvia non poteva sentirla.