Pagina 13 - Il Tassello

Versione HTML di base

13
Io, Tu, Noi Famiglia
La matassa
S
crive R. di 4
a
C:
“Il Natale è sempre
un po’ brutto per me. Mi ricorda
rotture familiari e litigi vari. Nemmeno
quest’anno riesco a sorridere. Non riesco più
a fidarmi. Non mi fido più. Nessuno fa per me
e io mi ritrovo a far sempre di più per gli altri.
Sia per gli amici sia per la mia famiglia che
ultimamente non vorrei più chiamare così,
non la sento più. Ho voglia di gridare a tutti
ciò che non sopporto più”.
Cara R., le tue parole mi sono arrivate
dritte dritte allo stomaco; la sensazione che
si prova leggendo il tuo scritto è quella di
un’ unghiata sulla pelle: è una abrasione che
brucia e ti segna a lungo.
Quando abbiamo affrontato in classe
l’argomento Natale non mi aspettavo certe
reazioni, infatti anchemolti altri tuoi compagni
e compagne hanno raccontato le proprie
difficoltà nel ritrovarsi in famiglia. Certo un
pizzico di scontro adolescenzial/generazionale
ci sta, ma resta il fatto che per molti ragazzi
il proprio quadretto di famiglia assomiglia
di più all’ ”Urlo” di Munch che a un’opera
di Giotto. In certe famiglie si respira un’aria
che, durante le feste cosiddette...famigliari,
non fa che acuire tensioni e malumori. E
probabilmente è proprio
quest’aria che, cara R., sta
bruciando le tue speranze
e la tua fiducia negli altri.
D’altronde nessuno si
sceglie la propria famiglia.
Ce la ritroviamo già bella e
pronta, con le sue bellezze e
le sue storture e per tutta la
vita non potremo, nel bene
e nel male, rinnegarla. E
quindi la matassa è proprio
difficile da sbrogliare, in
particolar modo per una
ragazza che vorrebbe poter
vivere la propria giovinezza
nel modo più sereno
possibile, ma si ritrova ad
affrontare problemi più
grandi di lei. Dai tuoi racconti si intuisce che
hai un bel giro di amici (che sembrano però
non esserlo veramente nei tuoi confronti) e
una bella disponibilità di soldi da spendere
tutti per te. Sotto questo aspetto sei fortunata
ma non ti basta perché, evidentemente, non
ti fermi alla superficie delle cose e non ti
accontenti di una vita “di plastica”, ma sei
in cerca di una vita vera. In questo la tua
famiglia non ti aiuta, anzi sembra quasi che
sia un intralcio.
Sicuramente è difficile navigare la propria
vita verso lidi importanti, partendo da un
porto poco sicuro. A questo punto però mi
trovo in difficoltà; mi piacerebbe darti parole
di aiuto (sai che noi prof. di Religione un po’
egocentrici pensiamo sempre di avere parole
buone per tutti...), ma questa volta è proprio
difficile.
Ti direi “
non isolarti, cerca di stare con
persone che possono aiutarti; cerca qualche
gruppo che, spiritualmente, ti aiuti a riscoprire
la speranza e la fiducia; hai mai pensato di
andare all’oratorio?”
Qui mi fermo perché, pensando al grado
di accoglienza di noi comunità cristiane
o di noi oratori, c’è un po’ da vergognarsi.
C’è da chiedersi se siamo
veramente capaci di stare
vicini a chi ha il cuore
ferito e a chi vive situazioni
familiari complesse, oppure
se pensiamo che tutto
vada bene, limitandoci a
coltivare il nostro orticello
senza curarci dei campi dei
vicini. Riflessioni amare.
Una certezza però te la
voglio dare, cara R., “
Il
Signore è vicino a chi ha il
cuore ferito
” (
Salmo
34,19)
e questa certezza spero ti
accompagni per la tua vita.
Con affetto. Il tuo prof.
di Religione Cattolica.
Andrea