Pagina 2 - Il Tassello

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...in libertà
già venuto ad abitare qui, Lui, il risorto prece-
dendo i suoi amici nella missione, attendendoli
e preparando il terreno. Don Marco, profeta di
Dio in quanto suo interprete, ha capito il volere
di Gesù prima di tutti, ha aiutato la Chiesa Am-
brosiana ad accogliere le volontà di Cristo, ed è
così sorta la comunità di Santa Maria Regina, al-
lora uno sparuto drappello di persone, oggi una
squadra po’ più numerosa e strutturata.
Gesù ha voluto la nostra comunità prima che
esistesse, Don Marco ha profeticamente intuito il
desiderio di Dio, la Chiesa Ambrosiana ha defi-
nito e costituito in essere la Parrocchia. Ebbene:
la comunità è anzitutto un desiderio di Gesù, un
suo slancio del cuore, una volontà esplicita di
stare qui, in mezzo a noi, non solo privatamente
nella coscienza di ciascuno, ma in quella forma
unica e irripetibile che è la parrocchia.
Noi dobbiamo riconoscere anzitutto che la co-
munità non ci appartiene, è di Dio, è opera sua;
Lui l’ha desiderata e voluta prima che noi ci fos-
simo. Ed essere parte di questa comunità cristia-
na di Santa Maria Regina è un onore, non certo
perché questa nostra parrocchia sia più bella o
più brutta di tante altre – infatti non lo è –, ma
per il semplice quanto fondamentale motivo, che
è di Dio, e noi partecipiamo al suo cuore.
Cristo ha scelto di stare qui, non solo ed esclu-
sivamente abitando in ciascuno di noi, ma ha de-
siderato stare in mezzo a noi mediante il legame
tra noi. Non si è limitato a scaldare i cuori dei
singoli fedeli ma ha esplicitamente voluto legare
la sua presenza alla unità delle persone che si
riconoscono sue amiche.
Questo è il passaggio fondamentale: Gesù non
vuole stare qui nelle sole individualità persona-
li ma nelle relazioni di amore tra i suoi amici
di questa comunità. In altre parole: Lui sceglie
di rendersi presente nelle relazioni delle persone
della comunità. Lui vuole che la miglior rappre-
sentazione del suo amore passi attraverso il lega-
me dei fedeli di Santa Maria Regina.
Ecco perché la Chiesa, prima di essere una
aggregazione di persone unite da stessi ideali o
valori, è una realtà di comunione, perché nei le-
gami che ci uniscono, Lui c’è.
Il termine stesso
religione
trae il suo signifi-
cato da
re-ligare
(unire insieme): la comunità è
composta da persone
religiose
, legate tra loro,
perché in quegli stessi legami c’è Dio. E se Dio è
nel legame che unisce le persone, quanto grande
sarà la forza che unisce la gente? E quanto gran-
de la cura per sostenere i legami? E quanto gra-
ve la responsabilità di allentarli o di reciderli?
Su questa base, che è assoluta e senza la quale
non esisterebbe la comunità, possiamo cercare
di distinguere le diverse concezioni di comunità.
Ciascuno potrà vedersi più in una o nell’altra.
Si tratta di definizioni orientative che possono
aiutare.
COMMUNIS: il bene comune. Le persone
stanno insieme perché intuiscono che devono
condividere un bene che appartiene a tutti, un
tesoro che ha da essere custodito e difeso
CUMMOENIA: avere mura comuni. La comu-
nità dà uno spazio difeso, una zona sicura, una
parte di vita in cui c’è
un dentro
e
un fuori
. È
una funzione difensiva della comunità. E ogni
tanto è bene ricorrere anche a questo signifi-
cato; la comunità cristiana è difesa e principio
di identità negli spazi di depersonalizzazione e
frammentazione in cui versa purtroppo la nostra
società. La chiesa ha anche questa funzione di
carattere sociale.
CUMMUNIA: avere doveri comuni. È la co-
munità in cui tutti hanno importanza e sono
chiamati ad assumersi le proprie responsabilità
Ogni definizione, però ha una
parte comune. La particel-
la CUM, che caratterizza e dà
forma a qualsiasi definizione
di comunità. CUM: con, in-
sieme. Si sottolinea sempre
il carattere di relazione e ap-
partenenza reciproca.
Una comunità che basa le
sue fondamenta su queste ve-
rità è solidissima, non teme di essere poco mis-
sionaria o poco attenta alla evangelizzazione
perché non sarà necessario altro sforzo se non
ribadire le origini.
Se facessimo realmente nostre queste parole
certamente saremmo più riconoscenti a Dio per
averci dato una comunità in cui attingere la fede
e a cui donarla e, sinceramente, credo personal-
mente che le vorremmo più bene.
Tutti, specialmente quelli che non vengono in
Chiesa e si sentono lontani dalla esperienza quo-
tidiana della vita di comunità, sappiano che in
questo desiderio di Dio ci sono anche loro.
Don Attilio