Pagina 3 - Il Tassello

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...in libertà
IN QUESTO NUMERO
1. LUI
ABITAVA
GIÀ
QUI
Don Attilio
2. P
AOLO
VI B
EATO
Don Peppino
3. R
ONCALLI
E
LA
CONQUISTA
DELLA
SEMPLICITÀ
Don Giuseppe
4. C
RONACHE
DEL
C
ORO
“R
ISO
E
C
ANTO
Gianfranco Stoppa
5. L
ACRIME
IN
TASCA
Chiara Pesenti
6. P
ROMESSE
DELLA
TERRA
Marisa Tosi
7. S
ONO
PIÙ
RICCO
DI
VOI
Matteo Tognonato
8. I S
ACERDOTI
DELLA MIA
STORIA
Luca Tessaro
9. L
EGGEREZZA
!
Silvio Ceranto
10. C
ONTROVENTO
Giovanni Grampa
11. L
A
GIOIA
Antonella Martino
AGENDA
N
oi tutti che lo abbiamo conosciuto, in Dio-
cesi e a Roma, lo sapevamo già: con tutto
quello che ha fatto e ha sofferto per la Chie-
sa, non poteva essere diversamente; ora arriva la
dichiarazione ufficiale, la Chiesa ha i suoi tempi,
logicamente.
Il Card. Montini viene a Milano nel giorno
dell’Epifania del 1955. io ero coadiutore
festivo nella Parrocchia di Imbersago;
ho seguito la sua entrata davan-
ti all’unica televisione del pae-
se in un bar con i miei giovani
dell’oratorio. Pioveva e nevica-
va. Impressione: è un signore,
umile.
I suoi 9 anni passati a Mi-
lano come Arcivescovo sono
stati un allenamento alla
mondialità, espressa poi nel
suo ministero papale.
Quanti ricordi! Era un
uomo umile e grande, con una
visione chiara del futuro che si
rivelò a Milano con la missione
cittadina e a Roma con il condur-
re a termine il Concilio Vaticano II
che arrischiava di arenarsi con la mor-
te di Giovanni XXIII. Ne portò poi le con-
seguenze gioiose e sofferte. Nessuno più di lui ha
sofferto per la Chiesa. Il processo per la beatifica-
zione è durato vent’anni ed è servito per eviden-
ziare il suo grande amore per la Chiesa e lo spirito
di servizio. Uomo di grande sensibilità, lucido sul
piano intellettuale, determinato e pronto a fare la
volontà di Dio.
Alcuni brevi ricordi personali che rivelano la sua
gentilezza, delicatezza e bontà. Mi dava del “lei”,
pensate a me, prete di un anno di Messa.
L’otto marzo 1958 mi invia a Bedero Valtrava-
glia, prevosto, vicario foraneo, avevo 29 anni!
Fiat topolino
. Dopo alcuni mesi che ero in quel-
la Parrocchia mi manda un biglietto:
“Sappia-
mo del disagio per la dislocazione della
Parrocchia e delle difficoltà che incon-
tra nel ministero pastorale, venga
a Milano, le abbiamo procurato
una macchina per il suo servi-
zio”
Era una fiat topolino verde
di seconda mano, era del suo
segretario don Bruno Bossi.
Non avevo ancora la paten-
te, ho dovuto imparare. Con
quella nel 1960 ho fatto il
primo viaggio a Lourdes con
don Giacomo Luzietti, prete
di Senigallia, ospitato nella
mia Parrocchia dopo l’asporta-
zione di un polmone per TBC,
impiegando due giorni e mezzo,
non c’erano autostrade.
Il crocifisso
. Nella cappella priva-
ta di un ricco signore della Parrocchia
c’era un bellissimo crocifisso, più grande di
me. Mi piaceva. Per la Pasqua del 1963 lo chiesi in
prestito per la celebrazione della settimana santa,
collocandolo nella chiesa sussidiaria di san Rocco,
quella più frequentata. Era pesante. Una croce di
legno di noce, il crocifisso di cemento armato. Men-
tre lo collocavo sopra l’altare, mi ha vinto l’onda,
mi ha gettato a terra, il crocifisso si è sfracellato,
Paolo VI beato
Sguardo sulla storia e sul mondo