Pagina 2 - Il Tassello

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Educarsi al pensiero di Cristo
sulle cose ma, come intende l’apostolo Paolo, e con
lui Scola, la fusione di molti significati tra cui in-
tendere, comprendere, interpretare, calarsi nella
realtà, riflettere, conoscere, percepire. Il pensiero
è la mentalità nella sua più larga accezione. Nel-
lo sviluppo della lettera pastorale sono focalizza-
te i diversi atteggiamenti che permetteranno alla
nostra Chiesa di orientarsi sempre più in questa
conversione, tuttavia bisogna riconoscere che l’ori-
gine del cambiamento di mentalità ha un soggetto
promotore, lo Spirito Santo di Gesù
Già il beato Paolo VI nel 1975 nella
Evange-
lii Nutiandi
esprimeva la certezza che è lo Spirito
la sorgente di ogni cosa nuova. Diceva: “
Di fatto,
soltanto dopo la discesa dello Spirito Santo, nel
giorno della Pentecoste, gli apostoli partono ver-
so tutte le direzioni del mondo per cominciare la
grande opera di evangelizzazione della Chiesa,
e Pietro spiega l’evento come realizzazione della
profezia di Gioele: «Io effonderò il mio Spirito».
Pietro è ricolmato di Spirito Santo per parlare al
popolo su Gesù, Figlio di Dio. Paolo a sua volta, è
riempito di Spirito Santo prima di dedicarsi al suo
ministero apostolico, come pure lo è Stefano quan-
do è scelto per esercitare la diaconia, e più tardi
per la testimonianza del martirio… Lo Spirito è
l’anima di questa Chiesa. È lui che spiega ai fedeli
il significato profondo dell’insegnamento di Gesù e
del suo mistero. È lui che, oggi come agli inizi della
Chiesa, opera in ogni evangelizzatore che si lasci
possedere e condurre da lui, che gli suggerisce le
parole che da solo non saprebbe trovare, predi-
sponendo nello stesso tempo l’animo di chi ascolta
perché sia aperto ad accogliere la Buona Novella e
il Regno annunziato”
.
Consapevoli del cammino di grazia che ci atten-
de, invochiamo su noi lo Spirito del Signore perché
ci guidi in questo nuovo anno pastorale.
Don Attilio
Il “sentire” di Gesù e dei cristiani
N
ella lettera pastorale, l’Arcivescovo spiega
che «il pensiero di Cristo non è anzitutto un
insieme di conoscenze intellettuali. È piutto-
sto una “mentalità”, un modo di sentire ed intendere
la realtà che scaturisce dall’aver parte con Cristo»
(pp. 41-42). Nella nota a piè di pagina, si precisa
che il termine greco “nous”, che nel passo della I
lettera ai Corinzi traduciamo con “pensiero”, altre
volte invece con “mente”, in realtà ha un significato
molto più ampio, che corrisponderebbe meglio ap-
punto a quello che noi indichiamo con “mentalità”,
cioè modo di pensare ma anche di valutare le cose,
modo di ragionare ma anche di vivere, modo di in-
terpretare la realtà ma anche di adottare comporta-
menti coerenti.
Dentro questo ampio venta-
glio di significati,
nous
compren-
de quindi non solo la dimensione
intellettuale della persona, ma
anche quella del “sentire”, della
sensibilità: non a caso, nell’an-
tica versione latina dei testi del
Nuovo Testamento troviamo, a
proposito del passo di 1Cor 2,16,
la traduzione:
nos sensum Christi
habemus
, noi abbiamo il “senti-
re” di Cristo, cioè il suo modo
globale di rapportarsi alla realtà,
anche attraverso la sua sensibilità.
È per questo che, proseguendo nella spiegazione
dell’espressione di Paolo, il cardinale Scola propone
anzitutto di “immedesimarsi con Gesù”, «con il suo
modo di guardare e abbracciare la realtà», facendo
riferimento al “sentire” di Gesù così come è descrit-
to nell’inno della lettera ai Filippesi, là dove Paolo
esorta i cristiani dicendo: “Abbiate in voi gli stessi
sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2,5).
Lascio ai lettori approfondire questo tema con-
tinuando la lettura della lettera dell’Arcivescovo.
Qui vorrei solo sottolineare il carattere comunita-
rio, o se vogliamo la ricaduta nella comunità cri-
stiana dell’atteggiamento richiamato da Paolo. Qui
il termine centrale è il verbo
fro-
nein
, il quale significa “pensare
bene, giudicare rettamente”, e
quindi anche “essere saggi”, ma
anche “sentire” e in particolare
“avere sentimenti retti, amiche-
voli”. All’inizio del cap. 2 della
lettera ai Filippesi, questo ver-
bo compare ben 4 volte nello
spazio di pochi versetti; Paolo
esorta i cristiani di Filippi: “ren-
dete piena la mia gioia con un
medesimo sentire”, e ribadisce:
“rimanendo unanimi e concor-