Pagina 16 - Il Tassello

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Opere di misericordia corporali
P
er cominciare, qualche parola sul testo
che ho scelto. “Canzone per un’amica”
è il titolo ufficiale di un brano che ini-
zialmente Francesco Guccini voleva intitolare
a “In morte di S.F.” un’amica del “maestrone”
, tale Silvana Fontana, morta sull’autostrada
del sole vicino a Reggio Emilia in uno scontro
frontale il 2 agosto 1966.
Per motivi di opportunità, a quei tempi, ed
a seguito di pressioni politiche, la casa disco-
grafica di Guccini dovette cambiare il titolo,
sembra infatti che l’ANAS non gradisse la”
pubblicità” di incidenti sulle sue auto-
strade… Cinquant’anni fa era
tutto diverso…..
Comunque la canzone
è rimasta una pietra
miliare della disco-
grafia di Guccini e
dei “Nomadi” tan-
to che il cantauto-
re emiliano usava
cominciare tutti
i suoi concerti
con questo bra-
no ed il comples-
so guidato da
Beppe Carletti e
Augusto Daolio al
contrario lo inseri-
va fra i “bis” finali.
Una canzone senza
età che tutti, ma proprio
tutti, dai ragazzi in su, co-
noscono.
C’è chi fa gli scongiuri quando
l’ascolta, c’è chi la canta con emozione, devo
dire che è sempre stato un brano che ascolto
volentieri e che mi fa venire la voglia di ….an-
dare piano.
La parola che più di ha colpito della canzo-
ne è: silenzio.
“Dopo il silenzio soltanto è regnato fra le la-
miere contorte” : tutto è già finito, prima viene
la disperazione, il pianto e dopo viene il silen-
zio.
Il silenzio di chi non c’è più, di chi non può
più parlare, di chi magari voleva vivere ancora
ma il destino gli è stato contrario. Quante
situazioni di questo tipo avvengono quotidia-
namente senza che ce ne accorgiamo.
Ma, a questo punto, vorrei parlare di qual-
che altro tipo di silenzio che percorre i nostri
giorni.
C’è Il silenzio gelido che si trova nei cimi-
teri un normale martedì di gennaio, o quello
afoso di un sabato di luglio, quando non c’è la
folla “dei giorni dei morti” e quando si incon-
tra quasi nessuno.
Il silenzio di chi assiste assorto alla se-
poltura di un suo caro, di in ami-
co, di una persona che cono-
sceva, un silenzio attonito
, di vuoto. Oppure il
silenzio assordante di
certi cerimonie fu-
nebri a cui mi è ca-
pitato di assistere
dove neppure i
parenti più stret-
ti animano la ce-
lebrazione.
Il silenzio di
chi non vuol par-
lare, per qualsiasi
motivo buono o
cattivo.
Il silenzio della
notte, dove tutti dor-
mono ma qualcuno è
sveglio per proteggerci.
Il silenzio riflessivo di chi
pensa, ascolta, cerca di capire men-
tre tutti intorno fanno rumore.
E poi c’è il silenzio dedicato alla preghiera,
forse quello più bello, dove siamo protagonisti
attivi di un momento speciale.
Diceva qualcuno che” il silenzio è d’oro” (io
aggiungerei quando serve) : facciamo in modo
di non sprecarlo impariamo ad usarlo se ne-
cessario e nella giusta misura.
Giovanni