Pagina 13 - Il Tassello

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La misericordia per il nostro pianeta
L
a patria è un termine che sta ad indicare
la terra natia, è un ideale che coinvolge
il senso di appartenenza a un paese, la
sua cultura, le sue tradizioni, l’abilità della sua
gente nel fare determinate cose.
Personalmente il patriottismo è un sentimen-
to che non mi appartiene;so che turisti da tut-
to il mondo ammirano molto le nostre bellezze
(artistiche e geografiche) e la cucina italiana,
ma un conto è fare le vacanze in un posto, un
altro conto è viverlo quotidiana-
mente notando le troppe cose che
non funzionano.
Non è un caso se molti italiani
si trasferiscono all’estero perché
il lavoro delle persone là è mol-
to più rispettato e apprezzato,
qualunque esso sia. Ovviamente
l’amor di patria ha delle conno-
tazioni positive, a volte fa unire
un popolo nei momenti difficili,
penso a quando ci sono le alluvioni e molti si
offrono volontari per portare aiuto, penso all’A-
merica (nessuno è più patriottico degli yankees)
e a come la sua gente reagì dopo quel triste gior-
no di settembre di ormai 15 anni fa, o dopo che
l’uragano Katrina si abbattè sul golfo del Messi-
co. Ma quando la patria serve come pretesto per
sentirsi migliori degli altri e fargli la guerra il
concetto di patria diventa diabolico, la terra non
è più un luogo di condivisione per l’umanità,
ma qualcosa da conquistare per sè stessi. Chi ha
detto che un popolo è migliore di un altro? Dove
sta scritto che una zona del mondo deve appar-
tenere a qualcuno, altrimenti costui se la prende
con la forza? Perché un ragazzo di vent’anni di
uno schieramento non deve essere uguale a un
coetaneo dell’altro schieramento? Domande che
i governi di ogni epoca non si sono mai posti e
hanno sempre ritenuto superflue.
La notte della vigilia di Natale del 1914 al-
cuni soldati tedeschi iniziarono ad intonare dei
canti natalizi,e poco dopo, sentendoli, i solda-
ti britannici fecero lo stesso; dopodiché le due
fazioni uscirono dalle trincee e si incontrarono
nella terra di nessuno per scambiarsi dei piccoli
doni (quel poco che avevano).
In molti casi gli episodi di fraternizzazione
proseguirono anche la mattina di Natale: una
forte gelata indurì il terreno e disperse l’odore
di putrefazione dei cadaveri insepolti, e diversi
gruppi di soldati dei due schieramenti si incon-
trarono nella terra di nessuno per scambiarsi
doni e scattare foto ricordo; il livello di frater-
nizzazione fu tale che vennero
persino organizzate improvvisate
partite di calcio tra i militari tede-
schi e quelli britannici. La tregua
fornì poi l’occasione per recupe-
rare i caduti rimasti abbandonati
nella terra di nessuno e dare loro
sepoltura; durante questa fase,
furono organizzate anche funzioni
religiose comuni per tutti i cadu-
ti. Ovviamente ai comandanti la
cosa non andava molto a genio (fraternizzare
col nemico era considerato tradimento) e i com-
battimenti ripresero, ma per quell’unico giorno
la terra per cui si lottava divenne davvero uno
spazio comune.
Un altro episodio della Grande Guerra ri-
guarda i soldati italiani. I nostri prigionieri di
guerra facevano la fame e ai loro familiari era
vietato fargli giungere del cibo poiché, essendosi
arresi al nemico, erano dei vili traditori; se do-
vevi servire la tua patria andavi più che bene, se
la tua patria doveva aiutare te eri un traditore.
Allucinante.
Molti uscirono invalidi da quella guerra, mu-
tilati o menomati (a volte entrambe le cose),
altri ancora andarono fuori di testa a causa
dello stress post traumatico (i cosiddetti “scemi
di guerra”). Quello che molti giovani uomini e
le loro famiglie vissero cento anni fa non fu un
esercizio di patriottismo,ma uno dei periodi più
oscuri della storia umana.
Matteo
Per il Re e la Patria!
Dalla carrozzina di Matteo