Pagina 10 - Il Tassello

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La comunità e la sua chiesa
Era una casa molto carina senza soffitto, senza cucina
Non si poteva entrarci dentro perché non c’era il pavimento
Non si poteva andare a letto, in quella casa non c’era il tetto
Non si poteva fare pipì, perché non c’era un vasino lì
Ma era bella bella davvero in via dei matti numero zero.
La casa
Mi ritorna in mente
N
o, la nostra chiesa, per quanto vecchia,
non è ridotta così.
Diciamo che dopo cinquant’anni di
onorata carriera ha bisogno proprio di un bel
restauro quanto meno interno visto che le opere
di consolidamento si sono già ultimate.
Devo dire che, anche brutta così come è
adesso, me la sento molto mia.
È bello entrarci nelle ore più diverse della
settimana (fortunatamente è sempre aperta) e
nel “deserto” ascoltare il silenzio.
Il silenzio ti da l’opportunità di pregare, di
metterti in rapporto con Lui, di dire e pensare
tutto quello di più intimo che c’è e porgerlo nel-
le Sue mani. Un silenzio non assordante , ma
delicato e nella bella stagione si possono sentire
anche volare le mosche .
Anche quando è super affollata (la messa del-
la vigilia di Natale delle 18,30 e certe cerimonie
di prima comunione) e frequentata da persone
che magari sono li forse solo per tradizione è
affascinante: un intreccio di voci e preghiere che
mi fa ritrovare un grosso senso di appartenenza,
di comunità.
Ho detto prima che è brutta: l’idea di aver-
la costruita come una grande tenda in fondo
non è stata cattiva, la tenda grande
dei campeggi è un luogo comune
dove si fanno le principali attività
e si passa gran parte del tempo, è
dove vive la comunità.
Ma la costruzione. Non sono né
geometra né tanto meno archi-
tetto, ma vista da fuori sembra
solo un grande scatolone di ce-
mento con in cima una croce che la
contraddistingue.
Forse cinquant’anni fa si è andati un po’ al
risparmio, pochi punti luce, portoni e portonci-
ni d’ingresso senza arte né parte. Tanto spazio
intorno però: questo negli anni è diventato un
giardino con fiori e pianti curato e mantenuto
bene e i vialetti che portano agli ingressi sono
certamente più simpatici di altri.
È comunque la mia casa, la casa del mio Si-
gnore, e ci vado e ci vivo volentieri tutti i mo-
menti che posso, una casa dove non devi chie-
dere permesso , dove sono sempre bene accolto
e qualche buon amico non manca mai.
Fra pochi mesi, in estate, sarà presa in carico
da mani esperte che abbelliranno e cambieran-
no radicalmente il suo volto interno.
Nel libro dei sogni forse qualcuno voleva
leggere di una nuova chiesa, con il campanile e
tanto altro.
Non ci sono né soldi né tempo perché il cin-
quantesimo è dietro l’angolo il prossimo anno.
E poi Don Attilio, il Consiglio degli affari econo-
mici e il Consiglio pastorale hanno la testa sulle
spalle e faranno il grosso passo secondo le pro-
prie gambe. Naturalmente qualche “Paperone”
sarà sempre ben accolto, ma la nostra co-
munità non si lascerà scappare l’oc-
casione per dimostrare ancora una
volta di essere generosa.
P.S. “La casa” è un testo di
Gianni Rodari cantata da Sergio
Endrigo con un coro di bambini
uscita nei primi anni settanta, ha
avuto molto successo e vive anco-
ra oggi.
Giovanni