Pagina 15 - Il Tassello

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non facile che vivono tante donne e uomini nella società di
oggi, equilibristi spericolati tra lavoro, famiglia, impegni,
responsabilità che «schiacciano». E, allora, viene in mente che,
con le tante responsabilità che ha monsignor Mario Delpini – e
ora a maggior ragione – anche lui si sarà sentito, qualche volta,
schiacciato. Ma, certo, non lo dimostra.
Sarà per la nascita nel cuore della terra ambrosiana, per la
vocazione, per la formazione e gli studi, per l’essere quel tipo di
prete che, nel 1975, con i suoi compagni di ordinazione
sacerdotale, si autodefinirono, nel loro motto «Uomini per la
speranza». O, con più probabilità, sarà semplicemente, perché
crede in Gesù, e come ha detto all’annuncio della sua nomina,
in una Chiesa «semplice e lieta». Non a caso, il suo motto
episcopale è Plena est terra gloria eius: «La terra è piena della
Sua gloria».
Se la fotografia di colui che siederà sulla Cattedra di Ambrogio
e Carlo, impegnato a inforcare l’amata bicicletta per andare
ogni giorno dalla Casa del Clero di via Settala, dove vive, in
Curia, è notissima, lo sono anche alcune sue espressioni. Ad
esempio, quando, appena divenuto Vescovo insieme al
compagno di Messa e di episcopato, monsignor Franco Giulio
Brambilla, attuale Vescovo di Novara, il 23 settembre 2007 in
Duomo, ricordò scherzosamente il monito della sua mamma,
oggi scomparsa, di fare attenzione a essere pettinato.
O quando, il 5 aprile del 2012, alla conclusione della Messa
Crismale, durante la quale il cardinale Scola lo aveva appena
nominato Vicario generale, disse, con una calma disarmante
all’entusiasta intervistatrice riuscita a intercettarlo, che avrebbe
continuato a fare ciò che aveva sempre fatto, il prete.
Ma sono, soprattutto, altre le parole che rimangono impresse,
come quelle di alcune sue omelie, sempre tese a indicare la
speranza contro la disillusione e i miti dei nostri giorni – dei soldi
facili, delle tante droghe che anestetizzano la coscienza, del
successo a tutti i costi -, a sostenere una serietà magari
impopolare di fronte alle menzogne che nascono