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La carità tra accoglienza e ririfiuto
M
atematica alla mano è una sconfitta, la percentuale è da mettersi le mani
nei capelli.
“Uno su mille”, buon per noi, non si riferisce all’entrata dei giovani nel
mondo del lavoro ed in effetti i dati che ci comunicano costantemente le televisioni
sono più confortanti. È invece una canzone del 1985 scritta dal paroliere Franco
Migliacci per Gianni Morandi ed è un pezzo conosciutissimo che la stragrande
parte di noi ha cantato o sentito, diventato quasi un “cult”. Perché ho scelto questa
canzone che in teoria avrebbe poco a che fare con il tema proposto “terra terra” ?
Per un motivo semplice: la speranza. Viviamo in una società al contrario dove
contano i sogni (???) e le certezze da pochi euro: tutti ci dicono di sognare il nostro
futuro, di disegnare scenari nuovi, di cogliere l’attimo. Un “Carpe Diem” infinito,
costruito su certezze di cartone, sgangherate ed inaffidabili, quelle che ci danno i
cosiddetti “social” di cui a mio parere non se ne sentiva il bisogno di esistere. Tutti
devono dire la loro opinione, scrivere condanne o sentenze, nascondendosi, a volte
sotto falso nome, dietro un telefonino.
E la speranza dov’è? Quella vera, quella cristiana, quella che non costa niente ma
vale tanto e fa molto morale? L’ho già scritto altre volte e non voglio ripetermi,
avere speranza è una dote importante e pur in mezzo a mille difficoltà non deve mai
cadere.
“Se sei a terra non strisciare mai” così comincia la canzone di Morandi, “se ti
diranno sei finito non ci credere” e termina con un positivo “finché non suona la
campana vai”. Tradotto: non mollare mai!
“Uno su mille ce la fa” è un simbolo, probabilmente ci riescono molti di più ad
arrivare dove devono, però il testo ci ammonisce: “ma quanto è dura la salita”.
Se si è fragile le salite diventano montagne difficili da scalare soprattutto senza
una guida o un carattere forte. Il mondo che ci riguarda in questo 2018 è sfuggente,
liquido, una notizia dura lo spazio di un giorno, le porte sbattute in faccia sono
tante, specie nel mondo del lavoro e degli affetti, troppe soprattutto per chi è già in
difficoltà oppure ha un “difetto”: essere giovane.
Difetto che si risolve con la caparbietà, con la costanza, facendo scelte oculate e
tenendo sempre i piedi ben piantati per terra, un valore oggi quasi perso.
Ecco dunque il concetto “terra terra”: essere semplici ma non sciocchi, volare quasi
a terra per non essere colpiti da tanti colpi bassi, farsi consigliare da chi ne sa più
di te, specie in famiglia, e di cui ti puoi fidare. Certamente non dal primo illustre
sconosciuto che trovi su Facebook, ma affidarti con le preghiere al nostro amico
lassù in cielo.
“In gioco c’è la vita” racconta la canzone. In questo mondo di ladri, per citare una
nota canzone, vediamo di non farci rubare pure quella.
Giovanni