Pagina 4 - Il Tassello

Versione HTML di base

4
Perturbazioni
P
apa Francesco si è recato nel giugno dell’anno scorso a rendergli omaggio
sulla sua tomba a Bozzolo, un paese del mantovano ma in diocesi di Cremona,
dove don Primo Mazzolari fu parroco dal 1932 fino alla morte, avvenuta nel
1959. In quella occasione il Papa ricordò come don Primo non fu sempre compreso
e apprezzato all’interno della Chiesa; lo stesso Paolo VI, nel 1970, lo ammise con
molta franchezza, quasi chiedendogli scusa: «Camminava avanti con un passo troppo
lungo e spesso noi non gli si poteva tener dietro! E così ha sofferto lui e abbiamo
sofferto anche noi. E’ il destino dei profeti».
Nel 1935 il Sant’Uffizio condannò il libro di Mazzolari La più bella avventura,
intensissimo commento alla parabola del “figlio prodigo” e ne impose il ritiro dal
commercio. Nel 1941 un altro libro di don Primo fu censurato dalle autorità fasciste
e due anni dopo ancora il Sant’Uffizio intervenne contro un altro suo scritto. Anche
dopo la fine della guerra, Mazzolari fu costretto a chiudere una rivista quindicinale
da lui fondata, a causa delle pesanti critiche provenienti dal Vaticano.
Le motivazioni dell’ostilità contro La più bella avventura si fondavano sul fatto
che il libro aveva incontrato il plauso di esponenti protestanti e questo aveva
scandalizzato qualche cattolico benpensante. In una lettera ad un amico, così don
Primo sintetizzava le accuse che gli venivano rivolte: «disoriento i cristiani meno
illuminati, indispettisco i più operosi, fornisco armi agli avversari della Chiesa,
allontano di più i lontani…» e concludeva: «Mi pare un po’ troppo».
In un’altra lettera, in riferimento all’incontro col vescovo di Cremona che gli
comunicava il ritiro dal commercio del libro sulla parabola di Luca,Mazzolari scrive:
«Torno col cuore alleggerito, anche se ancora sanguinante […] Chiudo gli occhi e,
se Dio mi sorregge il cuore, salirò anche questo calvario, che non sarà l’ultimo. […]
L’unica cosa che mi preoccupa è il timore che la notizia indisponga qualche anima
che a me s’appoggia nel ritorno verso la Chiesa».
Le parole più belle sulla tormentata vicenda del suo rapporto con l’autorità ecclesiale
Mazzolari le scrisse nel Testamento del 1954: «Chiudo la mia giornata come credo
di averla vissuta, in piena comunione di fede e di obbedienza alla Chiesa e in sincera
e affettuosa devozione verso il Papa e il Vescovo. So di averla amata e servita con
fedeltà e disinteresse completo. […] Se il mio franco parlare in problemi di libera
discussione può aver dato scandalo, ne chiedo umilmente perdono. […] Sono
malcontento di aver fatto involontariamente soffrire, non lo sono di aver sofferto».
Don Giuseppe
Il rapporto perturbato di don Primo
con la Chiesa amata