PARROCCHIA
S. MARIA REGINA
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Anno 2003
Numero 3 - Dicembre 2002

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IMPRESSIONI DI NOVEMBRE

Alla mattina prima di incominciare il giro per la solita corsia, spendo un quarto d?ora del mio tempo, penso non di pi? per accompagnare i due figli pi? giovani alla fermata del pullman, che li porter?una all?Istituto per ragionieri, l?altro al Liceo Scientifico. La strada che li separa dalla fermata non sarebbe per niente lontana da casa mia, tanto ?vero che al ritorno se la fanno tranquillamente a piedi, ma la mattina mi piace coccolarli un po?, forse per recuperare il poco tempo che dedico loro, anche se sono consapevole che sono solo briciole o poco pi? Comunque sia mantengo questa abitudine, che neanche a loro pare dispiacere, forse anche perch?al mattino freschi o caldi di lenzuola, ?sempre difficile carburare subito al massimo. E? ovvio che ogni scusa ?buona!

Durante il breve tragitto il buffo ?che nessuno parli, gli sguardi si incrociano attraverso lo specchietto retrovisore o la sbirciatina laterale quando devo guardare la provenienza di altri mezzi sui lati. L?atmosfera si fa pi?strana quando so che debbono affrontare un?interrogazione o una verifica importante, forse perch?dentro di me riecheggiano gli spettri di vissute esperienze, che hanno minato qualche volta la serenit?di recarmi a scuola.

La prima a scendere ?M. Chiara, quasi al volo lungo la via Togliatti, affollatissima in quell?orario, dove la fermata ?convenzionalmente indicata dal nugolo di studenti assembrati sul ciglio del marciapiedi, quando non piove, oppure appollaiati sotto i balconi dei palazzi vicini, quando il tempo ?inclemente, aspettando l?autobus che sfoggia la sua scritta luminosa "Ragioneria". Poi superata la rotonda del Cimitero, non senza una certa abilit?da formula 1, arrivo alla fermata di Michele, ancora deserta, perch?in anticipo rispetto all?orario del pullman di linea, che transita per il liceo; allora breve pausa prima che compaia l?ombra ciondolante di un amico, che a piedi se ne viene tranquillo e vedendoci affretta il passo accennando una sorta di sprint finale. Sbarcati i passeggeri mi ritrovo a percorrere la via del ritorno, ma non mi riesce di staccare lo sguardo dalle due fermate, cercando di distinguere nella moltitudine variopinta di quei ragazzi i miei due che salgono sull?autobus; ?strano provare un senso di tristezza pensando a quel distacco, seppure momentaneo, che li allontana da me, per immergerli nella loro vita, insieme ad amici e compagni, i loro piccoli, ma grandi problemi.

Queste sensazioni che si affollano nella mente velando la serenit?dell?animo, nascono dal senso di precariet? di insicurezza, di sfiducia, che tratteggia la nostra esistenza: mi sembra che quella moltitudine di giovani fagocitata da un autobus sia l?immagine della nostra societ?che cerca di addentare in un sol boccone un cos?nutrito concentrato di fresche energie, di idee che pullulano, fantasie che prorompono, sogni che volano alto, vita che pulsa e gira al massimo.

Il futuro sono loro, un futuro pieno di solidariet? di giustizia, di pace, un futuro sostenibile, perch?sostenuto dall?Amore; non importa se viaggia spesso su gli SMS, anche noi, generazione matura, possiamo con loro costruire questo futuro, che nel loro cuore ? gi?Presente!

 

Sandro

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