PARROCCHIA
S. MARIA REGINA
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Anno 2004
Numero 1 - Settembre 2002

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IL PARADOSSO DEI PARADOSSI

Mi ricordo, come se fosse ora, la telefonata giunta quel sabato mattina di buon?ora, forse erano le sette; con voce allarmata e concitata la moglie di un mio collega e amico, mi invitava caldamente a recarmi a casa loro, perch?l?amico R. era in preda a violenti dolori addominali, che non gli davano tregua e soprattutto non gli permettevano di trovare una posizione per alleviarli almeno un pochino. Molto probabilmente si trattava di una colica pielo-ureterale (pi?semplicemente colica renale) suggerita dal particolare dell?irrequietezza proprio tipico di questo spiacevole evento.

Giunto a domicilio pi?velocemente possibile, trovo il caro e sfortunato collega , che vaga disperato per la camera, su e gi?dal letto, da un angolo all?altro, in preda ad una irrequietezza insolita per un tipo controllato come lui, quasi un vero gentleman inglese nella vita di tutti i giorni. Roba da arrampicarsi sui muri, dando gemiti strazianti, col viso trasformato da smorfie terribili, che tradivano una soglia di sopportazione giunta ormai ai limiti massimi; era chiaro, quasi da manuale, vedendolo contorcersi con la mano stretta sul fianco destro, che si trattava di una classica colica renale, quindi estratto l?occorrente dalla borsa del dottore, preparai le siringhe con i farmaci adatti al caso.

Pungere un collega non ?da tutti i giorni, corrergli quasi dietro per centrare una natica e infilare un ago in vena ?uno sport che non pratico spesso, ma l?occasione ti fa superare le difficolt?ed esprimere delle performance, che non pensavo di avere! Il tempo necessario perch?i farmaci facciano effetto, con qualche ultima contorsione dolorosa nel letto e poi piano piano la situazione si ricompone: lo si nota dall?irrequietezza che si placa, permettendogli finalmente di trovare una posizione, dall?espressione del volto, che si distende quasi accennando ad un mezzo sorriso e gli permette con un filo di voce di rivolgermi anche un sincero "grazie".

Sembra di assistere alla scena della "quiete dopo la tempesta" e forse non siamo tanto lontani da una situazione simile: il corpo ?devastato dalla furia del dolore, che nasce profondamente dai suoi visceri e come un uragano investe impietosamente tutto l?organismo, creando un dissesto enorme, che sconvolge i delicati equilibri fisiologici, generando reazioni psico-fisiche del tutto particolari. In ogni storia di dolore esistono queste esperienze peculiari perch? in fondo, il dolore ? una esperienza vissuta in maniera fortemente soggettiva pur essendo medesimi i meccanismi nervosi del dolore.

Compito e dovere del medico ?alleviare il paziente da questa sensazione spiacevolissima, a volte disgregante l?individuo stesso; oggi la medicina rende possibile con mezzi efficaci raggiungere questo nobile scopo, soprattutto in situazioni pi?gravi ed impegnative, come nel campo del dolore da cancro. Il dolore fa parte della sofferenza dell?uomo, probabilmente ne costituisce una importante componente, quindi curarlo o meglio controllarlo, permette anche di alleviare la sofferenza dei malati. E? solo un breve accenno all?argomento del dolore, suggeritomi dall?episodio che ho raccontato, perch??una esperienza che merita di essere considerata nella sua complessit?e nella profondit?del suo messaggio.

Concludendo il paradosso, per giunta buffo, dell?episodio vissuto con il collega, ?che lui, l?amico R., ha scelto di specializzarsi proprio in Urologia; ora ?un bravissimo urologo, veramente coi fiocchi, per?senza calcoli!!

Doc Sandro

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