PARROCCHIA
S. MARIA REGINA
Via Favana - Busto Arsizio
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CHRISTIAN BOBIN

Questi testi fanno “da assaggio” perchè ciascuno scopra Bobin acquistando i suoi libri!

Alcuni pensieri

Lo scrittore

Un elogio

Chi cammina

Il personaggio

L'intervista


I NOSTRI AMICI

Carlo Acutis

Etty Hillesum

Christian Bobin

Annalena Tonelli

Teresa di Lisieux

Eric-Emmanuel Shmitt

CHRISTIAN BOBIN

ELOGIO DEL NULLA
Illumina ciò che ami senza toccarne l'ombra
(2/4)

Per tutte queste ragioni, ho avuto voglia all'inizio di risponderle molto in fretta, con un telegramma: "Cosa dà senso alla mia vita? Nulla, e soprattutto non la scrittura". Perché suppongo che lei mi interroghi in ragione di qualche libro che ho scritto. Si fanno sempre troppe domande agli scrittori. Come fossero detentori di un sapere abbondante, disponibile giorno e notte. Come se si scrivesse a partire da un sapere. E vero il contrario: si può scrivere esclusivamente di ciò che si ignora. Si può scrivere solo muovendosi verso l'ignoto - e non per conoscerlo, ma per amarlo. Filosofi e mistici hanno ricamato molto su questo tema. Hanno tessuto pesanti pastrani. I filosofi mi annoiano. La loro lingua è amara. Il loro desiderio è davvero troppo impaziente per poter essere mai soddisfatto. I mistici mi incantano quando vivono d'amore e di acqua pura, non quando pensano. Non si può pensare quando si è innamorati. Si è troppo impegnati a bruciare la propria casa. Non si conserva per sé alcun pensiero. Li si spedisce tutti verso l'amata, come colombe, come stelle, come ruscelli. Essere innamorati è essere ubriachi. Come quell'uomo, ieri, per strada. Avanzava, stordito dal bere. La voce forte, il gesto ampio, s'intratteneva in conversazione con se stesso. D'un tratto, ha frugato nel cappotto, ne ha tirato fuori del denaro e lo ha gettato, a manciate, sulla strada. Poi se n'è andato, sprezzante della sua fortuna. Slegato da sé. Distaccato da qualsiasi reame. Sì, è un po' essere così, essere innamorati. Vuotarsi le tasche. Perdere il proprio nome. Scoprire, rapiti, la certezza di non essere nulla.

Ma io mi allontano dalla sua domanda. A meno che non sia come giunto al suo centro: solo l'amore dà un senso alla mia vita, rendendola insensata a se stessa. Che cosa dire di più: la mia vita mi sfugge. Non mi raggiunge che in mia assenza. Nel chiarore di un pensiero indifferente ai miei pensieri. Nella purezza di uno sguardo indifferente ai miei desideri. La mia vita fiorisce lontano da me. Me ne separo quando vado nel mondo. La ritrovo contemplando il cielo. Il cielo materiale, dipinto di blu e d'oro. Le luci che vi soggiornano sono lettere d'amore. Un amore senza appartenenza. Senza avidità. Un amore che non vi domanda niente, se non di esserci. Che, mentre passa, vi dona l'eterno. Ogni cielo ha la sua sfumatura, ogni lettera ha il suo momento. Non sono veramente destinate a me. Le leggo lentamente. Solo alla sera le restituisco. Andrà bene questa risposta? Lei si accontenterà di un angolo di cielo blu? Temo di essere fuori tema. Non capisco appieno la sua domanda. Perché ai nostri giorni occorrerebbe un senso? Per salvarli?

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Redazione Web: don Sergio, Achille, Dario

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