I nostri amici

 

PARROCCHIA
S. MARIA REGINA
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CHRISTIAN BOBIN

Questi testi fanno “da assaggio” perchè ciascuno scopra Bobin acquistando i suoi libri!

Alcuni pensieri

Lo scrittore

Un elogio

Chi cammina

Il personaggio

L'intervista


I NOSTRI AMICI

Carlo Acutis

Etty Hillesum

Christian Bobin

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Teresa di Lisieux

Eric-Emmanuel Shmitt

CHRISTIAN BOBIN
Alcuni suoi pensieri tratti da "Resuscitare" e da "Autoritratto"

Un letto di luce, una sedia di silenzio, una tavola di speranza, null'altro:
così è la stanzetta in cui vive in affitto l'anima.

In cielo c'è una stella per ciascuno di noi,
sufficientemente lontana perché i nostri errori non possono mai offuscarla.

Al momento della comunione, durante la messa di Pasqua, la gente si alzava in silenzio, raggiungeva il fondo della chiesa attraverso una corsia laterale, poi tornava a piccoli passi stretti nella corsia centrale, avanzando sino al coro dove riceveva l'ostia da un prete barbuto con gli occhiali cerchiati d'argento, aiutato da due donne con il volto indurito dall'importanza del ruolo, quel genere di donne senza età che cambiano i gladioli sull'altare prima che marciscano e si prendono cura di Dio come di un vecchio marito stanco.
Seduto in fondo alla chiesa, in attesa del mio turno per unirmi al corteo, guardavo le persone, i loro abiti, le loro schiene, le loro nuche, il profilo dei loro visi. Per un secondo mi si è aperta la vista ed è l'umanità intera, i suoi miliardi di individui, che ho scoperto avvolta in questa colata lenta e silenziosa: vecchi e adolescenti, ricchi e poveri, donne adultere e ragazzine seriose, pazzi, assassini e geni, tutti che raschiavano con le scarpe le lastre fredde e gibbose della chiesa, come morti che uscivano senza impazienza dalla loro notte per andare a mangiare della luce. Allora ho capito che cosa sarebbe stata la resurrezione e quale sbalorditiva calma l'avrebbe preceduta. Questa visione è durata un secondo soltanto. Il secondo successivo mi è tornata la visione consueta, quella di una festa religiosa così antica che il suo senso si è attenuato e che sussiste solo per essere vagamente associata alle prime febbri della primavera.

Alla mia nascita una fata si è chinata sulla mia culla dicendomi:
"Assaporerai soltanto una parte minuscola di questa vita e in cambio la percepirai tutta".

Una donna graziosa che non si preoccupa affatto di piacere è subito senza rivali,
all'apice di ogni bellezza, proprio come le rose e le sante.

Per un anno ho reso visita a mio padre nella casa in cui, giorno dopo giorno, la sua memoria si riduceva come un velo di vapore sul vetro, al tocco del sole. Non sempre mi riconosceva e ciò non aveva importanza. Io sapevo bene che era mio padre. Lui poteva permettersi di dimenticarsene. A volte, fra due persone c'è un legame così profondo che continua a vivere anche quando uno dei due non riesce più a vederlo.

Ho trovato Dio nelle pozzanghere d'acqua, nel profumo del caprifoglio,
nella purezza di certi libri e persino in certi atei.
Non l'ho quasi mai trovato presso coloro il cui mestiere consiste nel parlarne.

Quando si guarda frettolosamente una cosa bella - e tutte le cose vive sono belle perché portano in sé il segreto della loro prossima scomparsa - si ha voglia di prenderla per sé. Quando la si contempla con la lentezza che merita, che essa chiama e che la protegge un istante dalla sua fine, allora essa si illumina e non si ha più voglia di possederla: la gratitudine è l'unico sentimento che risponda a questa chiarezza che entra in noi.

Non sono la bellezza, la forza e la mente che amo in una persona,
bensì l'intelligenza del legame che ella ha saputo stringere con la vita.

La maggior parte degli incontri che faccio non lasciano nessuna traccia nella mia memoria.
Significa dunque che hanno luogo solo in apparenza.
Le nostre immagini si sono parlate, ma non i nostri cuori.

Seppellisco molti scrittori in scatoloni che poi porto in cantina:
il mio cuore si semplifica simultaneamente alla mia biblioteca.

Ho tolto molte cose inutili dalla mia vita
e Dio si è avvicinato per vedere che cosa accadeva.

Un libro, un vero libro non è qualcuno che ci parla,
è qualcuno che ci ascolta, che sa ascoltarci.

Io non scrivo libri, taglio specchi.

Scrivere è amare di rimando.

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