Pagina 7 - Il Tassello

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NELLA SPIRITUALITA’
- L’ANNO DELL’EUCARISTIA -
Da tanti anni opera in parrocchia il “Gruppo buona stampa”. E’ un grup-
po di persone ragazze e ragazzi, coordinati da un responsabile, che ogni
settimana portano nelle case, soprattutto, Famiglia Cristiana, il Giornalino. Credo che vada rivolto a
loro un “grande grazie” per il servizio che compiono e che possiede la caratteristica del silenzio, della
puntualità, della discrezione e… della fedeltà nel tempo!
Se ci sono altre persone o altre famiglie che ritengono importante informarsi e riflettere sui pro-
blemi della vita aiutati da queste riviste e altre riviste del Gruppo San Paolo, prendano contatto con il
signor Forasacco Tarcisio. Attualmente sono 74 gli abbonamenti alla Famiglia Cristiana, 8 quelli a Il
Giornalino, 5 a Giornalino Baby, 3 a Jesus.
STAMPA BUONA
Durante la Messa è capitato anche a me,
qualche volta, di far parte della breve processio-
ne dell’
Offertorio
: si “offrono”, appunto, al sacer-
dote i doni dell’assemblea. Solitamente si tratta
di portare il pane e il vino, ma succede anche, in
occasioni speciali, di “recapitare” fiori, spighe,
pulcini, colombe a Pasqua oppure, è
successo anche questo, panettone e
spumante a capodanno. “Recapitare”,
dicevo, e non a caso: perché a volte il
rischio è quello di compiere dei gesti
senza valutarne l’importanza.
Quand’è toccato a me, mi sono
prontamente alzata, ho badato bene a
tenere la schiena bella dritta e a non per-
dere il passo di chi con me si avvicinava
all’altare: le offerte sono “giunte a desti-
nazione” con un bel sorriso e via, a po-
sto, orgogliosa di aver portato a termine
con diligenza anche quell’incarico. Un
bel gesto formale, appunto, magari coreografico
e ben riuscito: la sostanza, però, qual è?
“La preparazione delle offerte inizia con la
processione offertoriale:
essa ha il profondo
significato di portare veramente il nostro
mondo al cospetto di Dio
. Quando i rappresen-
tanti della comunità portano all’altare, con ince-
dere lento, la patena con le ostie e il calice del
vino, appare visibilmente che essi portano, nella
patena, le lacerazioni del mondo e, nel calice, il
dolore e la nostalgia di tutta l’umanità. Col gesto
dell’elevazione le offerte entrano nell’ambito divi-
no e noi riconosciamo che tutto viene da Dio e a
lui appartiene. Insieme con le offerte
noi innal-
ziamo la nostra vita fino a Dio
, perché solo par-
tendo da lui essa sarà sana e salva.
(A. Grun )
Che cosa vuol dire “portare il nostro mondo
al cospetto di Dio”? Significa andare alla Messa
con tutta la nostra persona, inginocchiarsi davan-
ti al Signore ed offrirgli, insieme ai fratelli, quel
groviglio di pensieri e sentimenti buoni o meno
buoni che agitano il nostro cuore. Vuol dire entra-
re in chiesa, prendere posto fra i banchi con le
mani piene delle azioni della nostra settimana:
tutta, ma proprio tutta la nostra vita va portata
all’altare, nella certezza che il Signore accetterà
questo dono e saprà cosa farne.
Offriamo i frutti
dei nostri sforzi, quel po’ di amore che duran-
te la settimana ci è stato possibile donare.
Forse sono piccole cose ma il Signore,
che vede nel profondo, saprà accettare
e moltiplicare ciò che di buono gli abbia-
mo portato. Non è forse lui che scardina
il pane dalla sua sostanza e lo trasforma
nel suo Corpo, fonte di vita?
Non scordiamo però di portare
alla Messa anche i nostri pesi
, limiti,
fatiche e delusioni. Quante volte abbia-
mo provato a “guarirci da soli”, pensan-
do che con un po’ di buona volontà po-
tevamo essere santi e fare così “bella
figura” di fronte a noi stessi e agli altri?
Non è così: dopo un po’ di strada spiri-
tuale si capisce che se c’è qualcosa di buono in
noi è Lui che l’ha favorito. Da parte nostra pos-
siamo solo disporci con le migliori intenzioni, ac-
cettando con umiltà la fragilità del nostro essere
ed imparare a confidare nella sua infinita miseri-
cordia. Dio saprà trasformare il nostro male in
bene: non è forse lui che manda il suo Spirito sul
vino del calice dicendo: “Questo è il mio San-
gue”?
Ora, durante l’Offertorio, immagino di vede-
re tutte le persone che si alzano dal loro posto e
vanno a passo lento verso l’altare, ognuna con in
mano il proprio pane da consacrare impastato
d’amore, e il proprio vino, che talvolta sa di fatica
e di lacrime. Chi va a Messa
crede
che ogni
volta può celebrare la trasformazione della
sua vita
, del suo mondo; tutto viene deposto sul-
l’altare e mutato in bene dallo Spirito di Dio, du-
rante la consacrazione:
“Mistero della fede!”
M
ARIA
L
UISA
L’OFFERTORIO: SOLO UNA SFILATA?