Pagina 10 - Il Tassello

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remesso che “
Humour
” significa:
Senso dell’umorismo
”, devo riconoscere one-
stamente che un lato debole del mio carattere è
proprio la carenza di tale peculiare qualità, tan-
to è vero che
Indro Montanelli
-
rispondendo
ad una mia domanda finalizzata a sapere in ba-
se a quale criterio avveniva la selezione delle
lettere inviate alla Sua rubrica
“La stanza” –
mi rispose con queste testuali parole:
“I criteri,
come ho spiegato più volte, sono: interesse,
originalità, sintesi. E magari un po’ d’ironia
(che forse non è il suo forte, ma non fa nulla)”.
L’ironia è una specie d'umorismo sarca-
stico e beffardo, ma può essere anche un’ecces-
siva svalutazione di se stessi e del proprio pen-
siero. La cosiddetta “
ironia socratica
” è quella
con cui
Socrate
, fingendo ignoranza, interroga-
va il suo interlocutore per condurlo alla ricerca
della verità; quella verità che è latente nel pro-
prio spirito e che può essere scoperta solo dia-
logando con gli altri, come con se stesso. La
tecnica con cui
Socrate
realizzava l’
ironia
e la
maieutica era l’interrogazione. Egli si rivolge-
va al suo interlocutore e, fingendo d’ignorare
ciò che l’altro presumeva di sapere, gli poneva
abili domande che finivano per costringerlo a
contraddirsi e ad ammettere di sapere, intorno
all’argomento, ancor meno di quanto ne sapes-
se
Socrate
che si era in precedenza dichiarato
ignorante. La maieutica invece, mirava - sem-
pre attraverso una serie di domande - a far sco-
prire all’interlocutore la verità che si andava
cercando. A chi lo interrogasse su qualche ar-
gomento,
Socrate
non rispondeva mai diretta-
mente, ma gli poneva altre domande, sia che
volesse confonderne la presunzione con il mez-
zo dell’ironia, sia che intendesse, con la
maieutica, con-
durlo a trovare da
sé la risposta.
In
Aristote-
le
l’ironia assume
un significato etico
:
quello di simulazione e
quindi è immorale
;
è invece meno riprovevole
quando si limiti a diminuire per modestia i pro-
pri meriti, come appunto faceva
Socrate.
In
retorica l’ironia consiste nel dire il contrario di
ciò che si pensa, specialmente a scopo deriso-
rio.
La satira è così definita:
“Componimento
poetico che, con arguzia ed
ironia
e in forme
più o meno polemiche, critica le debolezze u-
mane, specialmente con intenti didattici e mo-
ralistici”.
Per estensione è: un
“discorso, scrit-
to o atteggiamento che ha lo scopo di mettere
in ridicolo, ambienti, concezioni e modi di vi-
vere”.
Come sempre esiste, però, un limite
(peraltro non ben delineato) oltre il quale una
qualità positiva degenera e si trasforma in qua-
lità negativa e così la satira, oltre quel certo
confine, diventa calunnia vera e propria. Tal-
volta si possono mettere in ridicolo certi perso-
naggi e infangarli pubblicamente, facendosi
scudo di una malintesa libertà d’espressione. E
siccome le cose vanno chiamate col loro nome,
questa prassi non si chiama satira, bensì
diffa-
mazione
e
disinformazione
diffusa intenzio-
nalmente col preciso scopo di influenzare l'opi-
nione pubblica.
Amando le citazioni, non posso far a
meno - per concludere queste mie considera-
zioni sull’
humour
- di citare un passo della
prefazione del libro
“Controcorrente”
di
Indro
Montanelli
:
IL SORRISO SULLE COSE
VALE A DIRE DELL’ H U M O U R
UN ANNO FA NASCEVA IL PROGETTO PARROCCHIALE
E’ passato un anno da quando abbiamo pubblicato il Progetto pa-
storale parrocchiale che riportava le linee basilari su cui si muove la
nostra parrocchia. Portava la data: novembre 2005. Questa pubblica-
zione è stato il frutto di diversi incontri avuti con il Consiglio pastorale
che sta per essere sostituito. In quelle pagine sono presenti le caratte-
ristiche della nostra parrocchia. E’ un testo che potrà essere aggiornato
e migliorato. Il documento è reperibile anche nel sito della parrocchia.