Pagina 7 - Il Tassello

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NELLA SPIRITUALITA’
Sento il Bambino...
è na-
to davvero
, si è accontentato
della semplice culla di paglia
del mio cuore.
E’ una sistemazione po-
co degna del re dei cieli, ma
lui, l’infinitamente piccolo,
così ha voluto: ha scelto il
cuore dell’uomo come sua
reggia, senza curarsi della po-
vertà del luogo, della preca-
rietà di una culla per terra, di
un rustico giaciglio rivestito
della paglia mutevole e insta-
bile delle nostre buone inten-
zioni.
Sento che è lì, nel cuore,
perchè quello è il posto dove
nasce talvolta una gioia
semplice e luminosa
, diversa
da quella un po’ isterica di
una festa in cui si deve essere
allegri per forza; una gioia
che fa spuntare lacrime di
commozione davanti a un
semplice gesto d’affetto, ad
un piccolo dono inatteso, ad
un “grazie” detto a fior di lab-
bra, ad un dolce sorriso appe-
na timidamente accennato, a
una sofferenza comunicata e
condivisa.
Quando ci si sente buo-
ni, semplicemente, inspiega-
bilmente, quasi stupidamente
buoni, indifesi ed esposti al
flusso inarrestabile della vita,
quando ci si sente traboccanti
d’amore e si è disposti ad of-
frirlo a piene mani in cambio
di niente, quando poco impor-
ta che gli altri capiscano i no-
stri gesti, perchè sentiamo che
l’unica strada è quella dell’ec-
cessivo amore e della gratuità,
allora possiamo esser certi
che il Bambino è nato, è nato
anche per noi.
Magari non è la prima
volta e forse purtroppo non
durerà neanche molto questo
stato di grazia...
Perchè
c’è sempre un
“erode” spaventato e invi-
dioso che cerca il Bambino
per “farlo sparire”
.
A volte è dentro di noi:
è il nostro egoismo, l’incapa-
cità di amare o meglio di la-
sciarsi amare, di farsi travol-
gere dall’amore di Dio. E’
questo ripiegarci su noi stessi
che fa sparire il Bambino e il
cuore si ritrova muto e dolen-
te, ferito e chiuso in se stesso,
non più in grado di accogliere
alcun seme di vita.
A volte “erode” viene
da fuori: la sofferenza e la
fatica del vivere, le necessità
quotidiane, la fretta e la su-
perficialità dei rapporti e poi
il bisogno di riempirsi di cose
da fare, da dire, da possede-
re… Tutto è più forte del
Bambino!
Il Bambino va difeso,
nutrito, fasciato, coccolato,
cullato, adorato
.
E’ necessario stare ac-
canto a Lui e a sua madre,
proteggerli e, nel caso, deci-
dere di fare come Giuseppe
quando li ha presi e li ha con-
dotti in salvo in Egitto.
“Giuseppe,
destatosi,
prese con sè il Bambino e sua
madre nella notte e fuggì in
Egitto, dove rimase fino alla
morte di Erode...”
(dal vange-
lo di Matteo)
Bisogna fuggire col
Bambino e sua madre
, si de-
ve proteggerli e custodirli con
amore, frequentarli a lungo,
rinchiudersi con loro in un
rifugio silenzioso e accoglien-
te, per imparare a vedere con
lo stesso sguardo pulito e co-
gliere nell’intimità di ogni
giorno la loro mentalità, il
loro modo di pensare, di sce-
gliere, di soffrire per amore…
E non è certo fuga dalla real-
tà!
Perchè quando fuggi col
Bambino non sei solo: Lui,
che desidera abitare nel cuore
di tutti, che vuole essere tutto
in tutti,
ti porta a poco a po-
co ad uscire da te stesso e a
farti prossimo
a chi ti vive
accanto. Lui, l’Infinitamente
Grande, si è fatto tutto Fragi-
lità, Debolezza incarnata, U-
miltà esposta e visibile in una
culla: in questo modo la no-
stra povera umanità a poco a
poco viene santificata, diven-
ta eterna e infinitamente gran-
de, perchè abitata da Lui.
M
ARIA
L
UISA
.
UN BAMBINO E’ NATO PER NOI!