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AMBULATORIO INFERMIERISTICO
DIEGO BAITA
L’ambulatorio infermieristico nasce nel 1993 per iniziativa di alcuni volontari impegnati
nell’attività parrocchiale di s.Edoardo ed amici di Diego Baita, scomparso in modo prematuro.
L’ambulatorio
è aperto da lunedì a sabato dalle ore 9 alle ore 10
e garantisce un
servizio, ovviamente gratuito, alle persone che necessitano di prestazioni sanitarie. Qu e s t a
preziosa attività erogata alla popolazione è resa possibile grazie ad un gruppo di infermieri
volontari. Purtroppo, oggi il numero di volontari si è notevolmente ridotto rispetto al passato.
Pertanto, questo articolo vuole essere anche un’occasione per chiedere a chi legge e
conosce infermieri disponibili a prestare servizio come volontari di comunicare all’Ambulatorio
eventuali adesioni. Per informazioni ed adesioni rivolgersi alle responsabili: Laura tel. 0331
351196 (abitazione) tel. 0332 277553 (ufficio).
oltre a non avere un pezzo di
pane giornaliero, non hanno
neppure la possibilità di pen-
sare ad un futuro migliore.
Nel loro sguardo vi si
può leggere solo l’unica sicu-
rezza di essere arrivati vivi
fino ad oggi. Posso però dire
che a queste persone siamo
riusciti a donare, con l’aiuto
di tanti, un sorriso, una spe-
ranza, un futuro non da dispe-
rati ma da chi si sente amato.
A queste persone che ci han-
no aiutato, che ci aiutano e,
spero, continueranno ad aiu-
tarci, va il nostro sentito
“grazie”. Perché ritornarci?
Forse perché siamo stati
contagiati da una brutta ma-
lattia: la Sarajevite!
Forse perché il nostro
cuore è là, i nostri pensieri
sono là, fra le case ancora di-
strutte, fra le persone marto-
riate nel corpo e nello spirito,
fra i problemi dei bambini
rimasti soli e ospitati in una
unica grande famiglia chia-
mata “orfanotrofio”. Una fa-
miglia che si cura di loro, li
sfama ma che purtroppo non
può più donare l’amore di
mamma e papà… Tante sono
le persone che abbiamo cono-
sciuto e ormai “adottato”, nei
nostri viaggi. Viaggi che sono
sempre molto difficili: dalle
frontiere da superare con le
macchine cariche di materiale
alle emozioni che raggiungo-
no il cuore e che spesso non si
riescono a controllare. Nei
nostri giorni di visita siamo
sempre accompagnati dalla
disponibilissima Džana che si
presta a farci da interprete (un
giorno, forse, impareremo il
bosniaco).
La sua storia non è di-
versa da quelle di tante altre
famiglie, fatta di dolore, rim-
pianti e continue lotte per so-
pravvivere.
La soddisfazione di que-
sti faticosi viaggi sta nei sor-
risi che, nonostante tutto, si
disegnano sui volti delle per-
sone che ci accolgono in casa
loro. Sia che saliamo le scale
dei palazzi (se così si possono
chiamare) o che entriamo in
case dove il pavimento è in
pura terra di … Sarajevo e il
bagno è un semplice water
modello speciale Jacuzzi con
striature di diverso colore e
un secchio d’acqua per pulir-
lo, sui volti che ci si presenta-
no si disegna sempre un sorri-
so per l’inaspettata anche se
breve visita.
Vogliamo ricordare qui i
loro nomi: Djana, Zorika, Ha-
mo, Muharen, Ivan, Dzula,
Indira, Hana, Idriz, Merjema,
Mujo, Hasa, Sedina, tutti gli
ospiti della mensa dei poveri
del Pane di Sant’Antonio, tut-
ti i bimbi dell’Orfanotrofio
del Canton Santo di Sarajevo
la “casa del Bambino” e quel-
li delle suore del Bambin Ge-
sù di Vites e Sarajevo.
Tutte queste persone
vivono in Bosnia Herzegovi-
na, uno Stato che, a causa del-
la guerra, non ha un’assisten-
za sociale di nessun tipo, non
ha risorse e non ha lavoro se
non per pochi. Vorrei chiude-
re con un pensiero di Jula,
una ragazza madre costretta
su una sedia a rotelle dalla
pallottola di un cecchino: “…
sono sempre contenta quando
voi venite. Io non parlo italia-
no, ma ormai qualcuno di voi
mastica la mia lingua …” e
con le lacrime agli occhi ci
confessa che per lei, come per
tanti altri, è importante che
qualcuno venga, le stia seduto
vicino e la faccia sentire una
persona normale ... Rinnovia-
mo il nostro “grazie” a tutti
voi che leggete, per l’aiuto e
il conforto che, tramite noi,
portate a queste persone. Nei
prossimi numeri vi racconte-
remo le loro tristi storie ….
M
ASSIMO
O.