Pagina 7 - Il Tassello

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NELLA SPIRITUALITA’
Essere sposa di Cristo è
avere gli oc-
chi nei suoi occhi
, il pensiero affascinato da
Lui, il cuore tutto preso, tutto invaso, come
fuori di sè e passato in Lui, l’anima piena del-
la sua anima, tutto l’essere catturato e donato
a Lui. E’ fissarlo sempre con lo sguardo, per
sorprendere il minimo segno e il minimo desi-
derio; è entrare in tutte le sue gioie, condivi-
dere le sue tristezze. Vuol dire
essere feconda
...”
Queste parole della beata
Elisabetta della Trinità sono
per te, cara Anna, che ci hai
appena lasciato, dopo un lungo
percorso di malattia, accettato
con pazienza, leggerezza e so-
prattutto fede.
Sono per te perchè so che
le aspetti, come aspettavi im-
paziente ogni nuova uscita del Tassello; e an-
che io spesso pensavo a te, mentre scrivevo, e
al tuo cammino di dolore, di rinuncia, di ab-
bandono, di
accettazione totale della volontà
di Dio
.
Facile scrivere belle parole sul fatto di
rinunciare a se stessi per riempirsi di Dio,
quando in fondo si è ancora nella condizione
di fare tutto ciò che si desidera!
Venivo da te a volte per “chiederti con-
ferma” di quanto dicevo; poco tempo fa ti ho
domandato se è vero che, quando tu non puoi
più andare da Lui, perchè per esempio sei
bloccato in un letto di malattia e non riesci
nemmeno ad andare in chiesa,
è Lui che viene
da te
e ti sostiene, avvolgendo il tuo cuore di
una tenerezza quasi materna...E tu prontamen-
te hai esclamato: “Ma certo, è così, è proprio
così!”, con quel tuo tono allegro e vagamente
stupito, come a dire: ma che domande, è logi-
co, solo ora ci sei arrivata?
Il tuo funerale è stata una festa, con pre-
ghiere e lodi innalzate al Signore per te. Io
però ho cantato pochino, forse niente, quasi
schiacciata da quel senso profondo di gratitu-
dine e commozione che mi ha chiuso la gola:
ti offro il mio silenzio, un silenzio profondo
che è
contemplazione di quel Dio che ho vi-
sto con tanta chiarezza nella tua
persona
e
che tu hai lasciato trasparire fino in fondo.
Come non ricordare quel momento di
grazia che è stato l’ultimo incontro con te, la
mattina del Giovedì Santo, insieme a Giulia-
na?
A un certo punto hai inforcato gli oc-
chiali, con fatica hai preso il libretto viola del-
la Quaresima e ci hai letto quel passo della
Parola di Dio in cui il Signore apre gli occhi
della schiava Agar e le mostra
la sorgente d’acqua. E toglien-
doti gli occhiali, gesticolando
con le tue mani deformate dal-
la malattia, ci guardavi spie-
gandoci che Dio fa così, ti apre
lo sguardo,
ti aiuta a vedere
dove tu da solo non scorgi
nulla
... Ci invitavi a cercare
ostinatamente i segni di bene e
di luce presenti in ogni situa-
zione, anche nella più disperata; ci parlavi di
abbandono totale al Signore, che solo conosce
il nostro bene e ci chiede unicamente di fidar-
ci di Lui, fino all’ultimo.
Che colloquio spirituale abbiamo avuto!
Già faticavi a parlare, ma non potevi
smettere di farlo: eri rapita dalla voglia di
condividere con noi la tua fede e, senza ren-
derti conto, (oppure ne eri consapevole?), hai
fatto come Gesù che affianca i due discepoli
di Emmaus e spiega loro le Scritture, facendo
ardere il cuore nel petto. Loro, i discepoli di
Emmaus, non ti hanno riconosciuto,
Signore,
ma io sì, ti ho visto davvero in
questa donna
buona
minata dal male e pure così viva, così
libera, così feconda, fino all’ultimo! Anzi, più
lei si consumava, più Tu ti facevi vivo e pre-
sente in quel letto con maggiore chiarezza...
Ancora Elisabetta:
“Infine, essere presa
per sposa, per sposa mistica, vuol dire aver
rapito il Suo cuore a tal punto che, dimenti-
cando tutta la distanza,
il Verbo si riversa
nell’anima come nel seno del Padre, con la
stessa estasi di amore infinito
.”
Così sia per te, mia cara.
M
ARIA
L
UISA
DEDICATO A TE