Pagina 3 - Il Tassello

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“TRA GENITORI E FIGLI”
Come d'incanto ogni
malanno pareva essere svapo-
rato dal corpo malandato di
nonna Lucia. Del suo incede-
re malfermo e di tutta la lunga
catena di patologie di cui –
con competenza – talora pare-
va perfino compiacersi, non
v'era traccia. Avanzava infatti
come un alleato sbarcato sulle
spiagge della Normandia: ra-
pida, determinata e incurante
degli ostacoli.
Giunse infine dalla fi-
glia e le si piantò dinanzi:
«Mariangela! – la investì – Io
non mi sono mai intromessa,
ma quando è troppo... è trop-
po!». Tale fu la veemenza e la
drammaticità del tono, che a
Mariangela il cervello corse
in rapida associazione al volto
dell'amministratore che, ogni
due per tre – almeno secondo
nonna Lucia –, inventava
qualche nuova gabella, giusto
per alleggerire il portafoglio
dei condòmini. Che la nonna,
a quel punto, pronunciasse il
nome di Marco, nipote di Lu-
cia e figlio di Mariangela,
colse quest'ultima imprepara-
ta. L'amministratore del con-
dominio, dunque, questa volta
non c'entrava nulla.
Mariangela, pronta qua-
si «in automatico» a sbollire
il consueto disappunto della
madre, ora, a sentire il nome
del figlio, scattò in difesa, ma
non senza un bel po' di preoc-
cupazione: «Cosa ha fatto
Marco?».
Dall'agitazione e dalla
rabbia, le parole di nonna Lu-
cia uscirono come i pezzi di
un puzzle quando si rovescia-
no per terra: «Ma lì..., al par-
co..., la panchina e quei due...
e la gente che passa, ma a lo-
ro non importa di quello che
dicono..., come se gli altri
non vedessero..., che vergo-
gna...!».
«Calma, calma, mam-
ma...! – provò a inserirsi Ma-
riangela – Non capisco nien-
te!».
«Ho detto lì, al par-
co...», rilanciò nonna Lucia,
come se la collocazione geo-
grafica dell'evento incrimina-
to già alludesse alla gravità
della cosa. In effetti, per gli
abitanti del quartiere il
«parco» era la sintesi delle
molte contraddizioni di una
città: il verde, le aiuole, i cani
che sporcano, gli alberi che
germogliano a primavera, i
cestini ricolmi che nessuno
svuota, i tossici, il percorso-
vita, le panchine imbrattate, le
coppiette… Ecco, ci siamo: le
coppiette...
Riprese la nonna: «Lì,
seduto sullo schienale, con i
piedi dove la gente si siede...
Ma senza un po' di vergo-
gna!». Ovviamente mancava
un tassello del puzzle: certo il
fatto che Marco se ne stesse
seduto scomposto ai giardini
pubblici non poteva giustifi-
care la veemenza e lo scon-
certo della nonna.
«Ma era con
qualcu-
na
?», chiese Mariangela infi-
lando il tassello mancante.
«E io cosa ho detto! –
replicò la nonna, quasi attri-
buendo alla figlia poteri tele-
patici – Mica si baciava da
solo!».
L'immagine del figlio
Marco che si baciava da solo
strappò un mezzo sorriso a
Mariangela, che subito lo ma-
scherò con un finto colpo di
tosse e, come per rassicurare
la madre, aggiunse: «In casa
non
gli abbiamo insegnato
questo».
Insomma, Marco non
aveva fatto poi niente di così
clamoroso, però... un po' di
riservatezza...! D'altra parte
Mariangela aveva ragione:
nessuno in famiglia gli aveva
suggerito che le cose più per-
sonali si dovessero mettere in
piazza senza ritegno.
Certo. Trovo, però, che
mettiamo sempre molta atten-
zione nel puntualizzare ciò
che
non
diciamo e
non
faccia-
mo:
non
rubiamo,
non
am-
mazziamo,
non
... Ma il positi-
vo, dov'è?
Non era facile – e si ca-
pisce – per nonna Lucia, cre-
sciuta in un clima culturale
profondamente diverso, accet-
tare che il proprio nipote
quindicenne se ne stesse su
una panchina del parco a sba-
ciucchiarsi un'amica davanti a
tutti. Ma anche per Marco non
era bello vedere, alla domeni-
ca, la nonna andare a messa
TENEREZZE AL PARCO E DA NESSUNA PARTE