Pagina 4 - Il Tassello

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«Come... "A fare cosa"?».
Giulia non demordeva: «Sì, proprio così:
a fare cosa?».
«A fare quello che fanno tutti quelli che
vanno in chiesa?».
«Cioè?».
Antonio si spazientì: «Senti Giulia – disse
fermo – non giochiamo a rimpiattino...».
«No, sentimi tu – l'interruppe la moglie –
perché forse è questo il problema: che abbiamo
trasmesso delle regole e queste ci vogliono. Ma
non è tutto lì. Perché Dio non è una regola e
guarda: nemmeno riusciamo a dirci che è in
nome di Dio che andiamo a messa tutte le do-
meniche».
«Mi sembrava scontato – semplificò An-
tonio –: uno che cosa va a fare in chiesa? A
giocare al videopoker?».
Giulia assunse un tono severo: «Siamo
bravissimi a dire ciò che
non andiamo
a fare in
chiesa, ma ti accorgi che non riusciamo a dire
ciò che
andiamo
a fare?».
«E tu lo sai?».
Giulia lo sapeva. Ma solo in quel momen-
to riusciva a riconoscere che, pur sapendolo, in
quegli anni non lo aveva trasmesso; oppure se
lo era tenuta per sé, insistendo con Matteo so-
prattutto sulle regole da rispettare.
Il cristianesimo è stato così per molti, ma
non dobbiamo identificare una regola con ciò
di cui la regola è a servizio.
Cosa vorrà dire «trasmettere la fede»?
Non solo suggerire ad un figlio cosa deve o
non deve fare e nemmeno mostrare che anch'io,
adulto, faccio altrettanto. La coerenza è impor-
tante, sia chiaro, ma non è tutto. La testimo-
nianza cristiana mostra prima di ogni altra cosa
che quella verità a cui dico di credere, visibil-
mente mi rende libero.
Ma qui non si può fingere: è così se è...
veramente
così.
E se è
veramente
così, quella libertà con-
cretissimamente si vede: nella passione per
Dio, nella ricerca del bene, nell'attenzione alla
vita, in quella gioia che è frutto dello Spirito,
nella capacità di donare speranza e benedizione
a coloro che incontro.
Costoro – e fra questi anche un figlio a-
dolescente – avranno poi tutto il diritto di deci-
dere che cosa fare del Dio dei loro padri.
DON
S
TEFANO
Il prossimo
7 giugno 2008
nel Duomo di Milano 23 giovani diaconi della
nostra Diocesi diventeranno sacerdoti. Con il diaconato, che hanno ricevuto lo
scorso mese di ottobre, sono diventati stretti collaboratori della Chiesa e del
nostro vescovo Dionigi. Qui presentiamo i loro nomi, mentre i loro volti sono
esposti sul manifesto alle porte della chiesa:
don Carlo, don Alessandro, don
Luca, don Emanuele, don Davide, don Tommaso, don Andrea, don Luca,
don Eugenio, don Simone, don Antonio, don Luca don Pietro, don Carlo,
don Amos, don Omar, don Emmanuele
(di san Michele!),
don Gioel, don
Riccardo, don Alessandro, don Giuseppe, don Felice e don Daniele.
Sono i primi a sperimentare la nuova modalità di invio presso le realtà diocesane di Milano,
come le parrocchie, i decanati, le unità e comunità pastorali e le realtà ospedaliere. Infatti
ciascuno di loro rimarrà per quattro anni dove è stato inviato. Il primo da diacono e i rimanenti tre
da prete. Avranno così l’occasione di una introduzione più graduale al ministero ordinato con una
stretta collaborazione dei sacerdoti con cui stanno già facendo i primi passi. Dicono: “E’ bello
diventare prete e ancora più bello diventarlo con una modalità che è da scoprire e da costruire
assieme con i preti, i diaconi, le suore, i parrocchiani con cui collaboriamo. Se pur non priva di
difficoltà, è una cosa che stiamo costruendo anche noi! Non manca dunque l’entusiasmo per
quest’avventura che è ancora più appassionante. E’ bello diventare prete, è bello portare nel
mondo la speranza di Dio che è Cristo Signore”. Li ricorderemo nella preghiera!
NUOVI PRETI PER LA NOSTRA DIOCESI