Pagina 3 - Il Tassello

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“TRA GENITORI E FIGLI”
Giulia si sentiva perfino
un po' stordita dalle molte pa-
role ascoltate.
Aveva accolto con inte-
resse la proposta di una con-
ferenza in parrocchia sul tema
«Adolescenza e crisi di fede».
Già, perché suo figlio Matteo
proprio non ne voleva più sa-
pere di mettere piede in chie-
sa. E il cambiamento era av-
venuto in poco meno di due
mesi. Fino a prima dell'estate
Matteo non aveva dato alcun
segno di ribellione in
quella direzione: alla
messa della domenica,
diligentemente e senza
sollevare obiezioni, era
sempre andato.
Improvvisamente...
basta. E la «spiegazione»
di quella scelta era stata
data da Matteo nel modo
più semplice eppure irre-
vocabile: «Credo che Dio non
esista».
«Ma com'è possibile –
aveva obiettato Giulia, non
senza spazientirsi – che dopo
duemila anni siano ancora lì a
discutere di queste cose e tu,
in soli due mesi, sei già arri-
vato ad una tale conclusio-
ne?». Ad un simile, perento-
rio, interrogativo, Matteo ri-
lanciava fiero: «Beh,
io co-
munque
non ci credo; e
tu co-
munque
non puoi costringer-
mi a crederci».
Irritante, forse; ma certo
inoppugnabile.
Giulia rincasava dalla
conferenza e nella sua testa
risuonavano espressioni come
« p e n s i e r o a s t r a t t o » o
«aggressività passiva». Come
ripassando la materia studiata
a ridosso di un'importante in-
terrogazione scolastica, Giulia
provava a ripetere a bassa vo-
ce le cose dette dal relatore,
così come le sembrava di ri-
cordarle: «
Gli adolescenti
maturano in questo stadio del
loro sviluppo la capacità a-
strattiva, che è un requisito
importante della vita intellet-
tuale. Da ciò, in questa fase,
diventa assai più complesso
ragionare con loro
»; e anco-
ra: «
Le forme dell'autonomia
che caratterizzano lo stadio
adolescenziale assumono ta-
lora una connotazione ag-
gressiva, ma non in senso di-
retto, bensì passivo o tra-
sgressivo. In ciò, infatti, l'a-
dolescente rivendica la pro-
pria indipendenza, ma allo
stesso tempo attraverso il lin-
guaggio di una fragilità evo-
lutiva...
»; eccetera, eccetera...
Sì, il relatore aveva det-
to più o meno così, ma...
«Allora? Che si fa? Va bene:
non drammatizziamo, ma ba-
sterà non fare nulla perché le
cose si sistemino da sole?».
Così viaggiavano i pensieri di
Giulia.
Giulia aprì la porta di
casa. Era piuttosto tardi. An-
tonio, suo marito, sprofondato
nel divano guardava alla tv un
rissoso dibattito su questioni
di campionato, giocherellando
con una lattina di birra, ormai
vuota e accartocciata.
«E allora?» domandò
Antonio senza distogliere lo
sguardo, pure annoiato, dallo
schermo.
«Allora... cosa?» fece
Giulia, quasi mettendo a con-
fronto la complessità dei pro-
pri pensieri con l'apparente
disinteresse del marito.
«Allora... cosa hanno
detto?» rilanciò Antonio, reci-
divo.
«Hanno detto che... se
tu venivi era molto meglio!»
mentì provocatoriamente
Giulia, mettendosi di mezzo
fra marito e televisore.
Antonio posò la lattina
vuota. «Ma dài, Giulia –
protestò – è inutile! Noi a
Matteo i valori glieli abbia-
mo dati, no? Che cosa pos-
siamo fare ancora? Sarà un
periodo così. Poi gli passe-
rà!». E come per rassicurare
se stesso di aver fatto il pro-
prio dovere, provò a fare l'e-
lenco di quei valori: «Non
abbiamo mai saltato una mes-
sa; la confessione a Natale e a
Pasqua...», ma fu costretto a
fermarsi.
«Non sembra un gran
che, non credi?», azzardò
Giulia, spegnendo il televiso-
re e sedendosi accanto al ma-
rito.
«Ma non siamo mona-
ci!» banalizzò Antonio. E in-
sistette: «Che cosa avremmo
dovuto fare? Andare a messa
tutti i giorni?».
Giulia si fece più seria:
«Non è questo il punto – disse
–, ma forse siamo noi a non
aver preso le cose sul serio».
«Come sarebbe a dire? –
obiettò Antonio – Ma se sia-
mo sempre in chiesa...!».
«A fare cosa?».
DOV'È IL TUO DIO?