Pagina 17 - Il Tassello

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So di non essere uno strumento antico
dal valore inestimabile, e che le mie note
non risuonano in una cattedrale prestigio-
sa con milioni di visitatori all’anno (quello
è compito di organi con migliaia di canne
scintillanti) o che il mio suono non è puris-
simo, ma tutte le volte che vengo chiama-
to in causa e affidato a mani capaci sono
perfettamente in grado di svolgere il mio
dovere, e la mia musica rende gloria al Si-
gnore quanto quella dell’organo migliore
del pianeta anche se fosse suonato da Wol-
fgang Amadeus Mozart in persona.
Quando ci sono quasi non mi si nota, in
fondo faccio solo da accompagnamento, ma se non ci
sono si sente che manca qualcosa; i bambini sono bra-
vissimi e si impegnano a fondo, questo è sicuro, però il
coro è per così dire più povero, la differen-
za è evidente.
Nella mia breve carriera di strumento
musicale i parroci sono stati diversi, così
come i loro collaboratori, e nel mondo sono
cambiate molte cose, ma io sono sempre al
mio posto, dopo non so quanti Alleluia,
Osanna, Gloria, marce nuziali, comunioni,
cresime, e chi più ne ha più ne metta; in un
paio di occasioni sono stato soppiantato da
un’orchestra e messo in silenzio dagli altri
strumenti. Qualunque cosa riservi il futuro
io ci sarò.
Arrivederci don Norberto, sei stato un maestro e un
amico per tutti noi, grazie di tutto.
M
ATTEO
T
OGNONATO
ricominciare un altro cam-
mino, ma noi subito ci sia-
mo accorti che il nostro Don
aveva uno sguardo diverso,
nuovo, un occhio più puro
di fronte agli avvenimenti,
alle persone, un desiderio di
bellezza ancora più intenso, di bellezza interiore che
lasciava intravvedere il “SUO CAPO”.
Diverse volte siamo stati tolti dalla nostra scatola
pronti per una camminata, ma a volte c’era chi bussava
alla porta della casa parrocchiale e allora noi eravamo
messi da parte per un’ altra volta.
Capitava invece di poter partire la mattina presto per
una scalata, un passo dopo l’ altro attenti a non far in-
ciampare il nostro Don che spesso camminava in com-
pagnia: quanta delicatezza nel dire il proprio pensiero,
quanta attenzione perchè nessuno rimanesse troppo in-
dietro; se invece se ne andava da solo noi dovevamo fare
ancora più attenzione alla strada, perché il suo pensiero
era spesso per i suoi parrocchiani, per quelli che vive-
vano particolari momenti e dovevano essere affidati in
modo
particolare...
Adesso è ora di cominciare in
un altro posto: forse saremo gli ultimi oggetti che
caricherà in macchina, ma saremo sempre pronti per
essere ancora una volta in cammino.
Buona meta, Don
G
IUSEPPINA
Ciao Don, é molto difficile per me scrivere questa lettera, so già che mi mancherai tanto.
Quando sei arrivato tu, si é ringiovanita la parrocchia.
In questi anni sono successe parecchie cose: la mia malattia che é arrivata cosi’, come un fulmine, e
tu come un fratello maggiore sei riuscito a farmi rialzare da quel baratro.
Per me e per la mia famiglia hai dato tanto.
Non sarà facile sostituirti; potrei parlare di te all’infinito, soprattutto di quella Dolcezza che hai con
chi ha, e non, problemi di salute.
Io e la mia famiglia ti mandiamo, caro Don, un forte abbraccio.
Ciao
E
NRICA