Pagina 3 - Il Tassello

Versione HTML di base

3
CIN CIN !
lo: oggi vi è nato nella città di Davide un sal-
vatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi
il segno: troverete un bambino avvolto in fa-
sce, che giace in una mangiatoia
».
I due scattarono in piedi, incuranti del freddo,
e, con loro, tutte le pecore sobbalzarono.
Il pastore buono chiamò le pecorelle di-
cendo “A
ndiamo, andiamo, seguitemi!
Il Salvatore ha bisogno di voi e del vostro calo-
re; è un posto bellissimo e ci aspetta il re del
cielo
”.
Le pecorelle forse non capirono bene ma
quando videro il loro pastore affrettarsi e corre-
re verso la capanna illuminata dalla stella, in
fretta lo seguirono senza esitare oltre.
Il pastore severo chiamò le sue pecorelle
con le stesse parole. Le pecore si spaventarono
e rimasero impietrite. Le
più scorbutiche poi, ve-
dendo il pastore im-
pacciato e non duro
come al solito, ne
approfittarono per
ritornare a dormire
nel loro ovile. Le
altre pecore vedendone l’esempio seguirono le
pecore oppositrici. Si ritirarono nell’ovile la-
sciando di stucco il loro padrone. Lui andò su
tutte le furie, prese il bastone e cominciò a per-
cuotere le pecore che, sospinte con le scudi-
sciate, arrivarono alla capanna di Betlemme.
Arrivarono tardi! La capanna era già af-
follata dal piccolo gregge del pastore buono;
scaldavano Gesù bambino e gli tenevano com-
pagnia con i loro dolci belati. E il pastore buo-
no fu orgoglioso di presentare a Gesù, Giusep-
pe e Maria le sue pecore, una ad una. Fu la not-
te più bella della sua vita.
Il pastore intransigente e tutto il suo greg-
ge si accontentarono di guardare la santa fami-
glia da lontano, rimanendo fuori, al freddo.
Così è Dio con noi. Egli ci educa come il
pastore buono fa con le sue pecore; non co-
stringe nessuno ma chiede l’assenso libero par-
landoci delle meraviglie della vita e conducen-
doci a Gesù.
Vi auguro un buon natale, in prima fila nella
grotta di Betlemme.
D
ON
A
TTILIO
“Cin Cin, tanti auguri!”
“Buon anno anche a te, caris-
simo, e… speriamo che sia
migliore di quello passato!”.
Si brinda così nella not-
te tra il 31 dicembre e il 1
gennaio; addirittura in alcuni
paesi c’è la tradizione di spa-
rare all’anno vecchio per uc-
ciderlo. Ma… è proprio que-
sto che desideriamo augurarci
e vogliamo augurare ai nostri
cari? Se si sta vivendo un pe-
riodo difficile e faticoso, di
sofferenza e dolore, è umana-
mente comprensibile che non
si veda l’ora che questo anno
finisca per poter tornare a gu-
stare o almeno intravedere il
cielo azzurro sopra di noi. Ma
perché uccidere l’anno vec-
chio, quando fino a poche ore
prima era il nostro presente?
Dopo tutto, se oggi sia-
mo così è proprio grazie al
nostro vivere passato, agli in-
contri ed esperienze che ab-
biamo vissute.
Nel vangelo di Luca
vengono presentati dieci leb-
brosi che incontrano Gesù nel
loro villaggio. Conducono
una vita di solitudine, povertà
e tristezza, perchè essere ma-
lati di lebbra significa l’esclu-
sione dalla società.
Incontrando Gesù gli
chiedono di aver pie-
tà di loro, cioè di
aiutarli ad uscire da
questa situazione
di disagio senza
fine. Gesù sembra
non cogliere la
l oro
r i ch i es t a
quando
ordina
loro di andare a presentarsi ai
sacerdoti. Ma il miracolo av-
viene proprio in questo cam-
mino: mentre vanno dai sacer-
doti, vengono sanati. Tutti
ricevono da Gesù il più bel
regalo possano desiderare, ma
uno solo torna a dirgli grazie.
Egli si accorge e dice:
“Non sono stati guariti tutti e
dieci? E gli altri nove dove
sono? Non si è trovato chi
tornasse a rendere grazie a
Dio, all’infuori di
questo straniero”.
Anche noi a
volte ci troviamo in
una situazione simile
a questa: Dio ci
riempie di doni ma,
se ci va male qualco-
sa, la nostra attenzio-
ne è tutta concentrata
PENSIERI SULLA KA ROSSA