Pagina 4 - Il Tassello

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Nuove strade
Musica Maestro!
C
amminiamo
sulla
strada che han per-
corso i Santi tuoi”....
È con questo famosissimo
canto che vedo tutti i più grandi
musicisti della storia camminare
seguendo le orme dei Santi. Non
vi è infatti musicista che non sia
cresciuto all’ombra della chiesa
o dei monasteri. Questi infatti i
luoghi dove la cultura musicale
veniva insegnata.
Dapprima questi musicisti en-
travano a far parte della
“Schola
Cantorum”
come
“Pueri Canto-
res”
; in giovane età e come allievi
imparavano, oltre al canto, gli
strumenti musicali, la compo-
sizione, la direzione del coro e
dell’orchestra. La loro era una
lunga strada di apprendi-
mento e di perfezio-
namento che li
portava a scri-
vere inni sacri,
mottetti, messe.
Tra i più fa-
mosi ricordia-
mo
Pierluigi
Sante da Pale-
strina, J.S.Bach,
W. A . M o z a r t ,
Beethoven, Giu-
seppe Verdi e tanti
altri. La loro strada è stata quin-
di una strada di ricerca musicale
che seguiva le orme dei Santi. Sì,
certo, questi grandi musici-
sti hanno scritto anche
brani per l’ascolto,
sonate per cemba-
lo, per pianofor-
te, sinfonie e
musiche per te-
atro, ma i loro
veri capolavori
sono state le
messe. Ricor-
diamo la Messa
Papa Marcelli
del Palestrina, la
La strada
realizzare le molteplici vocazioni che avvertiva in sé.
La “piccola via” non è la via dei piccoli passi o dei
programmi modesti, è piuttosto la via della grande
santità, fondata non sul superamento bensì sul rico-
noscimento della propria debolezza e quindi della
propria incapacità a diventare
santa con le proprie forze: “quin-
di, nonostante la mia piccolez-
za, posso aspirare alla santità.
Farmi diversa da quel che sono,
più grande, mi è impossibile: mi
devo sopportare con tutte le mie
imperfezioni”.
La fine del XIX secolo fu un
periodo di grandi invenzioni:
nelle case dei ricchi e negli al-
berghi erano comparsi i primi
ascensori e Teresa, in particolare
nel viaggio compiuto a Roma nel
1887, si era divertita a salire e
scendere su di essi insieme con la
sorella. Dunque, scrive Teresa, non vale più la pena
di fare fatica salendo i gradini delle scale: la meta-
fora allude a tutta quella serie di sacrifici e mortifi-
cazioni, rinunce e penitenze che caratterizzavano la
spiritualità alquanto volontaristica del tempo. Sen-
za rinnegare tutto ciò, Teresa ricerca quell’ascenso-
re che la porti verso Dio, dal momento che si sente
troppo debole per arrivare a lui per la via dei grandi
sacrifici, e lo trova nelle parole del libro dei Proverbi:
“Se qualcuno è
molto piccolo
, venga a me”.
È come un’illuminazione: l’ascensore che la por-
terà dritta fino al Cielo non sono che le braccia stesse
di Gesù. A lei, non spetta altro che di abbandonar-
si ad esse. Ma per far questo, occorre rinunciare al
proprio orgoglio, all’idea che è la
nostra bravura o il nostro sfor-
zo a innalzarci al cielo, occorre
abdicare alla propria vanità: “o
Madre – scrive alla Superiora del
Carmelo – sono
troppo piccola
per avere delle vanità, ora, sono
troppo piccola
anche per tornire
belle frasi così da farle credere
che ho molta umiltà!”.
La nuova, rivoluzionaria via
della santità cristiana indicata
da Teresa non è dunque che “la
via dell’infanzia spirituale, è il
cammino della fiducia e dell’ab-
bandono totale”. Bisogna di-
ventare bambini, secondo la parola evangelica, cioè
“riconoscere il proprio nulla, sperare tutto da Dio
misericordioso, come un bambino attende tutto dal
suo babbo, è non inquietarsi di alcunché”.
Teresa diventa santa riconoscendo di essere in-
capace di guadagnarsi da sé la vita di Dio e quindi
rifiutando di bastare a se stessa.
Don Giuseppe