Pagina 8 - Il Tassello

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I cinque sensi
Se diceva che le piaceva un
cantante ancora poco co-
nosciuto, quest’ultimo
diventava immancabil-
mente una star della
musica internaziona-
le. Se decretava che il
nuovo yogurt con tar-
tufini di cioccolato era
immangiabile, le vendite
di quel prodotto calavano vertiginosamen-
te.
Ora aveva deciso che il suo X5, l’enorme suv
sul quale si arrampicava tutti giorni da quasi
cinque anni, era diventato irrimediabilmente
cheap e, a dirla tutta, anche un po’ cafone.
E poi, ormai, ce l’avevano tutti, un po’ come i
vestiti di
Tuttigual.
Così aveva deciso, in nome di una nuova
semplicità, di venderlo, per sostituirlo con
un’automobile più al passo coi tempi: una cin-
quecento elettrica, magari fucsia, op-
pure... Beh, se Lapo Elkann ne aveva
una pied de poule e una gessata
blu, lei poteva farsene fare
una col logo di Vuitton,
o di Gucci. Anzi, con
la doppia C di Cha-
nel, o di Cheddonna,
naturalmente.
Cheddonna ne era
certa: l’era dei suv, che ri-
empivano l’aria di suoni assordanti e
dell’odore acre degli enormi tubi di scap-
pamento era giunta irrimediabilmente al tra-
monto.
D’ora in avanti, pensava accarezzando la
sua nuova vettura e annusando l’odore di nuo-
vo dell’abitacolo, saranno queste le auto che
vedremo sulle strade del futuro.
Chiara
I cinque sensi
Scrittori liberi
I
l caffè richiede attesa e premure, poi sale,
sbuffa e gorgoglia nella caffettiera, come un
vecchio convoglio impaziente. È cordiale e
generoso; nella tazzina ciascuno soffia, mesco-
la, versa. Tintinna il cucchiaino e intanto si dà
sfogo alle confidenze, si concludono affari, si
trovano accordi.
I sensi viaggiano instancabili, in genere soli,
spesso scomposti, talvol-
ta non puntuali. Giocano a
sovrapporsi, mescolandosi
l’un l’altro, complice il ven-
to bizzarro che allontana
suoni e profumi.
Abbiamo occhi per am-
mirare, ridere, piangere. Lo
sguardo si dona, si lancia, o
si distoglie. Gli occhi si allar-
gano attenti nella penombra
che sbiadisce i contorni e si
restringono sottili quando la
piena luce o le cattiverie li
feriscono.
Prima delle parole, quando la voce indugia
sul tono e sul volume, il tocco leggero della
mano, non ancora carezza, assolve l’approccio
all’incontro. Le dita titubanti accennano un
contatto: voli incerti di gabbiani che inseguono
l’onda sfiorandone appena la cresta.
Soltanto all’imbrunire di certe giornate tie-
pide e senza nuvole, i sensi,
docili, si raccolgono sen-
za far rumore attorno alla
sera.
Il cielo si accende, l’aria
vibra di insetti, esita l’ulti-
mo tepore del sole...
I sensi, uniti, affrettano il
ritmo del cuore che racco-
glie e custodisce ogni senti-
mento, ogni emozione, ogni
intima preghiera.
Marisa