Pagina 9 - Il Tassello

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Vecchie suore nere…
La cucina di Pippo
L
o ammetto: l’ultima volta che mi sono
trovato faccia a faccia con le opere di
misericordia (inteso come esposizione
dei contenuti), risale agli anni del catechismo.
Ricordo ancora con agghiacciante lucidità la
suora (vecchie suore nere…direbbe Guccini)
che passava tra i banchi, come a scuola, chie-
dendo con un tono capace di far cagliare il latte
appena munto:” chi è Dio?” e noi coro di pove-
re anime innocenti a recitare all’unisono” Dio
è l’essere perfettissimo, creatore e signore…”(..
ovviamente solo maschi, visto che le femmine
stavano all’oratorio femminile, dove ardivamo
accedere, ma solo dopo le 17, essenzialmen-
te perché al loro bar c’erano le caramelle più
buone)
No, non è un ricordo dei migliori; veramente
opportuna quindi questa occasione del Tassel-
lo per rispolverare e rivalutare quest’aspetto
della fede. Dunque…”consolare i dubbiosi”…
bello. “insegnare agli ignoranti”…molto bello
ed estremamente utile in questo nostro mon-
do che sembra sempre più sprofondare verso
il buio di ignoranza e superstizione. “consolare
gli afflitti”..”perdonare le offese…”
E questo? “sopportare pazientemente le per-
sone moleste”? che c’entra, viene da chiedersi?
Forse che è opera di carità cristiana sopporta-
re un Hitler redivivo? No, non credo che si ri-
ferisca a questo, visto che il Maestro ci insegna
ad opporci al male in tutte le sue forme. Più
probabilmente (almeno così lo interpreto nella
mia ignoranza teologica) si tratta di sforzarsi
ad utilizzare comprensione ed amore fraterno
anche verso quelle persone che, per motivi a
volte palesi, altre volte più misteriosi, proprio
”non ci vanno giù”. Probabilmente la chiave
di tutto sta nel provare a mettersi nei panni
dell’altro e cercare di capire il perché di scelte e
modi di essere alla luce dell’esperienza vissuta
dell’altro (per quanto sia possibile addentrarsi
nel vissuto di un’altra persona) ; facendo que-
sto sforzo ,una buona parte dell’antipatia che
si prova si mitiga e può nascere comprensione,
condivisione e sopportazione .
Certo, resta sempre quella parte di antipatia
instintiva, “di pelle”, come si è soliti definir-
la:, fa parte della nostra umana fragilità. Della
nostra libertà di figli di Dio fa invece parte la
libera scelta di provare a superare questo osta-
colo che ci allontana da tanti fratelli.
Sulla falsariga di quanto scritto, oggi non
propongo una ricetta, ma un assaggio. Si tratta
del graukase, un derivato del latte (non è un
formaggio, in quanto prodotto senza caglio) ti-
pico dell’Alto Adige, principalmente della Val-
le Aurina. Non è facile trovarlo fuori dalla pro-
vincia di Bolzano, ma se dovesse capitarvi di
incrociare il suo cammino, non disdegnate un
incontro: è una di quelle cose che si amano o
si odiano, non ammette sentimenti intermedi.
Yuk! Yuk!! Coraggio e buon appetito da
Pippo.
Silvio
G
RAUKASE
CON
CIPOLLE
(
X
4)
Circa 600 gr di graukase tagliato a pezzi
Una cipolla bianca tagliata ad anelli sottili
Olio, aceto, sale e pepe.
Cospargere il graukase con gli anelli di cipolla, condire con olio,aceto,sale e pepe. Tutto qui.
Lo si trova a volte nei menù tipici tra gli antipasti.