PARROCCHIA
S. MARIA REGINA
Via Favana - Busto Arsizio
Telefono 0331-631690

 


Anno 2004
Numero 3 - Dicembre 2003

INSERISCI LA TUA EMAIL
NELLA CASELLA SOTTOSTANTE E
RICEVERAI IL TASSELLO
DIRETTAMENTE NELLA TUA MAILBOX

FLAVIO E CECILIA
ovvero
gli oggetti transizionali

Tecnicamente si chiamano oggetti transizionali. A sentirli chiamare cos? per? l'immaginazione va a finire chiss?dove: nel mondo della cibernetica o forse in quello della fantascienza...

Niente di tutto questo. I pupazzi di peluche, la famosa coperta di Linus, in generale i giocattoli talora sono detti oggetti transizionali. Si ritiene che nelle primissime fasi dello sviluppo il bambino non abbia consapevolezza delle altre persone, intese come soggetti separati e dotati ciascuno di una propria personalit? Si ritiene che, ad esempio, il bambino piccolissimo consideri la propria mamma come una parte di se stesso. Ed ?importante che sia cos? Se riconoscesse infatti che la mamma ?un'altra cosa rispetto a s? l'angoscia dell'abbandono potrebbe sovrastarlo e minare il suo sviluppo successivo. I pupazzi, le bambole, ma anche molti oggetti usati come giocattoli, aiutano il bambino a riconoscere che il mondo ?fatto di altre persone che non sono parte di lui e che non sono al solo servizio di lui. Lo aiutano, attutendo per?l'impatto di una conoscenza che, se venisse tutta d'un colpo, sarebbe dannosa. Per questo si dicono transizionali: perch? appunto, si occupano del passaggio (che ?un passaggio faticoso) dalla consapevolezza che gli altri sono parte di me, alla consapevolezza del tutto contraria, che gli altri sono tutt'altra cosa rispetto a me, e che non posso rivendicare nessun diritto rispetto a loro.

?dunque importante che il bambino possa disporre di oggetti transizionali. E non importa di quale marca o di quale tipo. I bambini, di ogni parte del mondo, e con qualunque cosa per mano, giocano. Questa ?la pi?importante esperienza transizionale. Che cosa possiamo dire per?di quell'adulto che fa uso di oggetti transizionali? Qui le cose si complicano un po'. Certo non avremmo dubbi nel rilevare almeno qualche "problemino" se ci accorgessimo che una mamma rinuncia ad occuparsi del proprio figlio perch?ha ripreso a giocare con la Barbie. Allo stesso modo, se un grande architetto decidesse di chiudere il proprio studio di progettazione per avere tutto il tempo da dedicare a costruire casette con i Lego, ci verrebbe da pensare che gli sta accadendo qualcosa di strano. Giocare ? importante. E lo ?anche per l'adulto, a patto che il gioco non diventi alternativo alla realt? Il guaio ?che gli oggetti transizionali degli adulti a volte non sono cos?facili da vedere. Non sono evidenti come la Barbie o i Lego.

Flavio e Cecilia sono una coppia di cinquantacinque anni. Hanno avuto due figli, ormai sposati, e ora vivono da soli. Flavio, da un paio d'anni ha "scoperto" il computer. E lo usa di continuo. Alla sera, tornato a casa dal lavoro, durante la cena a volte sembra fremere dal desiderio di andare dal "suo" PC. Mangia sempre di corsa e a nulla servono i rimproveri di Cecilia, che gli dice che "Ti andr?tutto di traverso!" (e non si capisce se lo tema o realmente ci speri).

Cecilia, invece, e non si sa bene se per ripicca, da un anno a questa parte, si ?messa a riempire la casa di soprammobili e accessori per la cucina. Taluni sono obiettivamente utili, ma altri... lasciamo perdere... Certo ?pi?facile interagire con un computer che con una moglie. In questo senso il computer ?un oggetto transizionale: si comporta esattamente come un sofisticato pupazzo di peluche, al quale posso fare qualsiasi cosa; reagisce ai miei comandi; ma quando sono stufo... spengo: "Magari potessi spegnere mia moglie allo stesso modo!".

Anche le cose belle, anche se inutili, mi danno il potere di espandermi nello spazio, riempiendolo di oggetti che sono come lo specchio di me stessa. E se si tratta di cose belle o di valore ?come se anch'io mi sentissi pi?bella o pi?di valore: "Meglio cos? piuttosto che interagire con un marito che ormai da anni non mi fa pi?neppure un complimento, come se fossi invecchiata solo io!". Giocare fa bene al bambino, perch?lo aiuta a diventare grande. A patto che, dicevamo, il gioco non prenda il posto della realt? Altrimenti il bambino vivr?con l'illusione di trovarsi in un grande parco dei divertimenti. E questa non ?la vita vera.

Chiss? forse Flavio e Cecilia faticavano a parlarsi e hanno scelto di procurarsi, ciascuno a modo proprio, due diversi pupazzi di peluche, con cui credono di poter interagire. Non si rendono conto, per? cos?facendo, di allontanarsi sempre di pi? l'uno dall'altra. Non si accorgono che il loro non ?un gioco; ma la realt?trasformata in gioco. E questa ? purtroppo, una tragica illusione, che a lungo andare porta solitudine e tristezza.

 

don Stefano

Sito ottimizzato per Internet Explorer 4+ 1024x768
Redazione Web: don Sergio, Achille, Dario

Gli accessi al sito