Anno 2004
Numero 1 - Settembre 2003
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PECCATI CAPITALI: NON SOLO GELATI
E' un periodo in cui si torna a parlare dei vizi
capitali, grazie alla campagna pubblicitaria di una nota marca di gelati che propone di volta in volta un prodotto
nuovo con annesso il nome di uno dei sette vizi. Anche l'ambiente laico sembra interessarsi a questo tema, visto
l'ottima accoglienza che ha avuto l'ultimo libro del filosofo Umberto Galimberti, "I vizi capitali e i nuovi
vizi".
Grati per questa opportunit?cercheremo di comprendere, di mese in mese, parole antiche che possiedono ancora
oggi una loro attualit? La tradizione cristiana ha riflettuto molto su questi argomenti gi?nei primi anni di
cristianesimo attraverso personaggi come il monaco Evagrio Pontico e soprattutto attraverso gli scritti di san
Tommaso D'Aquino. Anche il catechismo antico, che molti di noi hanno usato in giovent? riportava questi sette
vizi con il proposito di impegnare in una vita retta il credente. Dalle pagine del Tassello offriremo qualche idea
su parole che non possiamo lasciare unicamente? in mano ai gelati!
Fin dalla nascita la tendenza al bene e quella al
male convivono insieme. Man mano che si cresce l'attrattiva verso il bene e verso il male crescono in parallelo.
Mentre sorvoliamo sul tema delle "virt?quot; (che descrivono la crescita nel bene) ci fermiamo sulla parte
che riguarda i "vizi". Gli antichi dicevano che pensieri, suggeriti dai "demoni", entrano nel
cuore di ogni persona e, fintanto che rimangono a livello di tendenza al male, non si pu?parlare ancora di vizi.
Il vizio ?determinato da una scelta negativa
che si ripete nel tempo. Man mano che poi si procede nel male l'uomo si trover?sempre di pi?
"invischiato" in esso. Tutto ci?crea come un solco che porta a cambiare non solo la pelle ma quello
che siamo, quella parte bella che possediamo. La nostra natura, con molte tendenze buone e positive, viene cos?
sostituita da una nuova natura malvagia. La consuetudine e il continuo scendere verso il basso determina un
cambiamento della personalit?a tal punto che si usa la seguente affermazione: "Non ?pi?lui, ?
irriconoscibile". L'uomo diventa superbo, invidioso, attaccato alle cose?, quasi un'altra persona.
Il vizio che prende piede nel cuore dell'uomo,
modificando cos?la sua stessa persona, impedir?o render?faticoso il cammino di liberazione e di cambiamento.
Ne sanno qualcosa coloro che sono entrati in alcuni nuovi vizi quali il vizio del bere o della droga. Questo
"stare nel male" porta l'uomo a perdere progressivamente il rimorso, lo spirito di ripensamento,
l'ascolto della coscienza, ogni richiamo alla vita buona..
La riflessione antica ha precisato in sette i
vizi capitali che, se ci pensiamo bene, si riducono ad uno solo: l'amore di s?/b> (filaut? in
greco). Questo ?il vero problema dell'uomo!
Questo amore disordinato per se stessi porta a
sopravvalutarsi, ed ecco la superbia; porta ad un amore disordinato verso il proprio corpo bisognoso di
nutrimento, ed ecco la gola; determina un amore disordinato nella sfera sessuale, predisposta anche alla
conservazione della specie ed ecco la lussuria; porta ad un amore sbagliato nei confronti delle cose ed
ecco l'avarizia.
Due vizi poi descrivono un rapporto sbagliato verso gli altri ed ecco l'invida e l?ira.
L'accidia infine (parola pi?corretta rispetto al termine "pigrizia") viene considerato il vizio
peggiore perch??ci?che produce l'insoddisfazione, la noia, ci?che blocca l'azione verso il bene
lasciandoci a met?strada, mediocri, amorfi, senza mordente ed entusiasmo nelle cose. La visione moderna ha
trasformato questa lettura dei vizi in "turbe psicologiche", in "malattie dello spirito",
eliminando la parola peccato e l'azione dei "demoni" (questi ultimi fatti entrare poi da un'altra
parte!). Per ora ci fermiamo qui. Nei prossimi mesi cercheremo di conoscere meglio questo? interessante mondo
dei vizi.
Don Norberto
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